mercoledì 31 agosto 2011

Lo stile early geometrical (S 1)


Lo stile early geometrical
(Garrison, Studies III, pp. 121-122)

2. Gruppo II. Il tardo XI secolo o l’inizio del XII.
Tra i primi manoscritti da aggiungere venuti alla luce c’è un Antico Testamento non illustrato nella Collezione Magliabechi nella Biblioteca Nazionale di Firenze, Magl. Cl. XL. 1. Un certo numero di indicazioni in esso oscilla tra la fine dell’XI secolo e l’inizio del XII. La scrittura di diverse mani è del tipo carolino della decadenza della fine dell’XI secolo. Il minio sta a metà tra l’arancio chiaro consueto in quel periodo e il rosso mattone del primo quarto del secolo seguente. Le iniziali geometriche utilizzate all’inizio di molti dei libri sono grandi e rosse, più vicine a questo riguardo a quelle geometriche della Bibbia Palatina e di Monaco, la prima datata 1080-1090, la seconda circa al 1100. Come lì, la foglia a ventaglio delle Bibbie di S. Daniele e di Ginevra ha lasciato posto all’intreccio come riempimento delle barre più favorito. La F del Prologo e la I della Genesi, nelle loro proporzioni, nei pattern degli scomparti e nei dettagli degli intrecci alla sommità e dei motivi base, sono ancora simili alle lettere corrispondenti della Bibbia Palatina. Ma dove queste mantengono il riempimento a foglia a ventaglio delle Bibbie anteriori, la F e la I, come le rimanenti nuove Bibbie, si evolvono nell’intreccio. Rimangono, riguardo il riempimento delle barre, tra la Bibbia Palatina e la Bibbia di Genova, precedentemente datata all’inizio del primo quarto del XII secolo, ora un po’ più avanti. L’aggiunta del diamante all’incrocio nella F indica oltre il primo quarto del secolo. La mancanza di ingrandimento nelle piccole capitali a lato della F e della I è un indizio di anteriorità. Infine, c’è un certo numero di iniziali full shaft larghe e rozze, con barre a filetti blu o blu e rosso e fogliame negli interstizi ottonizzante, qui proposti come indizi del primo quarto del XII secolo. In ogni caso, una datazione all’incirca al 1100, e molto probabilmente alcuni anni dopo piuttosto che prima, e una attribuzione alla regione umbro-romana sembrano più ragionevoli.
Altre due Bibbie atlantiche, una alla Biblioteca Laurenziana di Firenze, Mugel. 1 e l’altra nella Biblioteca Angelica di Roma, cod. 1272 (ex. T.I.9), mostrano forti relazioni l’una con l’altra. E entrambe sono in relazione con un’altra Bibbia, Fesul. 4 della Laurenziana, già trattata in questi Studi, attribuita alla Toscana e datata pochi anni dopo il 1100. Sembra probabile che tutte e tre le Bibbie siano state prodotte nello stesso periodo e nella stessa regione.
La Bibbia Mugellano, nella sua pagina incipitaria non incorniciata e con il suo minio arancio chiaro, e nei dettagli della F del Prologo e della I della Genesi, condivide le caratteristiche del gruppo più antico di S. Daniele, Genova e della Bibbia Palatina. Ma le iniziali, come ovviamente quelle della Bibbia di Fiesole, si rivelano, più che imitative, derivative dallo stile umbro-romano. Significativo è il modo in cui viene usato il riempimento a foglia a ventaglio in due grandi iniziali, che differisce dal suo uso nelle iniziali umbro-romane nel fatto che una foglia a ventaglio intera si trova al centro della colonna. Significative sono anche la forma speciale e la povertà delle terminazioni superiori  ad intreccio, l’omissione di uno sfondo dagli intrecci della I, la limitazione e la dislocazione della I, che non occupa un’intera colonna a sinistra del foglio ma solo tre quarti di colonna a destra, e l’uso di disegni inconsueti e di riempimenti delle barre. Molta fantasia è stata impiegata per allontanarsi dai modelli: la F del f. 108 è aberrante solo in grado moderato (omette gli intrecci terminali), ma la L del f. 50 e la P del f. 84 sono da annoverare come eccezionali, talmente eccentriche sono le loro strutture, le terminazioni delle loro barre, e i riempimenti. Con un cambio di miniatore al f. 198, tutte le somiglianze con lo stile early geometrical sono perdute in un tumulto di sperimentazioni originali.
Tutte queste sono buone ragioni per ritenere che la Bibbia sia stata prodotta al di fuori della regione umbro-romana. Le iniziali mostrano sufficiente affinità con quelle della Bibbia di Fiesole da garantire che sia Toscana. Il limite della I della Genesi e la disposizione del testo a fianco sono in effetti modalità che si trovano solo nelle Bibbie fiorentine, come quella di S. Maria del Fiore alla Laurenziana, Edili 125/126, e un’altra, Edili 124; ma sarebbe azzardato attribuire la Bibbia a Firenze sulla base di questi soli indizi.
La scrittura è anche meno assegnabile ad una regione precisa. Appartiene al tipo della carolina irregolare della fine dell’XI secolo, con gran parte dei segni della decadenza, incluse le m e le n ad uncino, che hanno caratterizzato non solo la scrittura toscana ma anche quella umbro-romana del periodo. Allo stesso tempo si devono distinguere in alcune mani una certa rotondità nella forma delle lettere e una certa regolarità che deve essere ritenuta un miglioramneto del primo quarto del XII secolo.
Deve quindi per il momento essere datata in questo periodo, contemporanea alla Bibbia di Fiesole.    
La Bibbia dell’Angelica, o prima Bibbia dell’Angelica - ne dobbiamo poi analizzare altre due - è composta di due parti. La parte che qui interessa è un Antico Testamento, ff. 1-204v, dalla Genesi a Daniele, con omissione dei Salmi, dei Profeti minori, dei Maccabei e di Esdra. Il Nuovo Testamento, dal f. 205 alla fine, a giudicare dalla iniziali e, in misura minore dalla scrittura, è una parte più tarda di una regione non contemplata in questo studio; potrebbe essere del sud Italia e del terzo quarto del XII secolo. Poiché le parti perdute della Genesi, compresi l’inizio della Genesi e la fine di Daniele, sono state completate da simili mani italomeridionali, è probabile che queste parti abbiano lasciato il loro luogo d’origine molto presto.
Le iniziali dell’Antico Testamento sono fortemente simili a quelle del manoscritto precedente; sono chiaramente della stessa famiglia e dello stesso periodo. Si noti la stessa I della Genesi limitata, posizionata nella colonna di destra anziché di sinistra, la stessa struttura di piccole capitali e del testo a lato. Si noti la forma analoga dell’intreccio alla terminazione superiore, l’uso simile di foglie e ventaglio piene nella barra. Si noti, inoltre, l’omissione dello sfondo dalle terminazioni della F al f. 98v come nella F del Prologo dell’altra Bibbia, e il motivo a diamante nello scompartimento mediano di questa F, e nella H del f. 21, inconsueto come riempimento della barra ma non completamente diverso dal riempimento a diamante nella L del f. 50 dell’altra Bibbia.
La scrittura è in gran parte più irregolare della scrittura dell’altra Bibbia. Indica la fine dell’XI secolo piuttosto che l’inizio del XII. In effetti potrebbe essere un poco anteriore all’altra. Tuttavia, per le somiglianze tra le iniziali delle due Bibbie, parrebbe poco saggio dare troppo credito a questa indicazione.
Non c’è dubbio che l’Antico Testamento della prima Bibbia dell’Angelica sia stato prodotto allo stesso periodo della precedente Bibbia Mugellano, e le stesse ragioni addotte per ritenerlo la fanno ritenere toscana.
Appartiene a questo primo gruppo il Commento di s. Agostino ai Salmi, un tempo alla Biblioteca di Camaldoli, ora in Laurenziana come Conv. Soppr. 344. Tutte le scritture sono di un tipo piccolo, dell’XI secolo, alcune di esse abbastaza irregolari. Alcune di esse richiamano distintamente le scritture dell’XI secolo di S. Cecilia a Roma. Ma alcune hanno una particolare sottigliezza che le relaziona alla prima scrittura di Pistoia. Le iniziali sono notevoli, come lo sono di molti manoscritti pistoiesi, per la loro differenza stilistica, alcune sono a barra piena di uno speciale disegno ottonizzante, altre, sebbene geometriche, sono disegnate solo in rosso o in rosso e nero. Una lettera come la B del Beatus, qui riprodotta, è così tipica della prima fase dello stile early geometrical che probabilmente serve a datare il manoscritto alla fine dell’XI secolo. Il codice è certamente dell’Italia centrale, molto probabilmente toscano, e forse pistoiese. Ma finché uno studio ulteriore non isolerà gli stili di Camaldoli e di Vallombrosa e non li distinguerà dagli stili di Firenze, di Pistoia e Arezzo, non sembra possibile una attribuzione più accurata.

giovedì 11 agosto 2011

Supplementi (1)


Supplemento
(Garrison III, pp. 119-121)

L'inizio di questo Supplemento può essere una buona opportunità per fermarsi, guardare indietro il cammino percorso nello studio dello stile delle iniziali dell'Italia centrale, e giudicare alla luce dell'esperienza accumulata la correttezza dei metodi utilizzati e la distanza coperta attraverso una corretta ricostruzione. I manoscritti italiani del periodo non sono stati precedentemente studiati approfonditamente. Il campo era per ogni intento e proposito assolutamente nuovo. Nessun precedente scritto li aveva affrontati nella loro vastità e nella grande quantità di materiale da coprire. La quantità di materiale nuovo ha risolto alcuni problemi che prima sembravano insormontabili, ma allo stesso tempo ha fatto nascere altre ipotesi insospettate, e ha comportato un cambiamento nell'atteggiamento verso l'intera materia dello studio dei manoscritti italiani. Tre problemi di metodo che richiedono una soluzione sono stati sviluppati.
Primo, mentre lo studio dei manoscritti è stato qui preso principalmente come strumento ausiliario per una storia più completa e accurata della pittura, la grande massa dei manoscritti ha reso chiaro che, anche se lo scopo finale rimane lo stesso, i manoscritti devono, prima di raggiungerlo, essere studiati indipendentemente, profondamente, completamente, come oggetti di interesse in sé. Se va perseguita una grande precisione nell'attribuzione e nella datazione, e una visione più corretta dell'evoluzione, si deve creare una codicologia italiana, e i suoi metodi vanno fissati. Ma la codicologia implica lo studio di molti campi altamente specializzati - la storia degli ordini religiosi e dei singoli monasteri, della paleografia, dell'agiologia, della liturgia, etc. - che non sono di diretto interesse allo storico dell'arte. E deve considerare molti manoscritti che sono più poveramente decorati, come anche manoscritti totalmente non decorati che non hanno alcun posto nella storia dell'arte. Parimenti è divenuto chiaro che ciò implica diversi problemi, che pochi storici dell'arte hanno il tempo o la competenza per risolvere. La codicologia, con i suoi annessi, necessita di uno studio separato. Finché si limita ad assolvere ai suoi compiti principali e a presentare risultati parziali, la storia dell'arte rimane lontana dal suo scopo ultimo di una corretta storia totale.
Secondo, mentre è stato detto all'inizio di questo studio che le iniziali sembrano costituire un indice di datazione piuttosto che di luogo di produzione, è diventato chiaro che mentre questo è vero in generale, le iniziali devono diventare anche indicatori di luogo, e la datazione non può essere separata dall'attribuzione. Così, mentre al primo stadio della ricerca i manoscritti erano in effetti raggruppati principalmente secondo la datazione, e l'attribuzione era relegata a dato sussidiario, negli ultimi stadi è stato dato più o meno lo stesso peso alla datazione e alla localizzazione. In una codicologia totale, in cui tutte le caratteristiche indicative nei manoscritti vanno correlate, ulteriori e maggiori progressi possono certamente essere raggiunti in questa direzione.
Terzo, mentre il metodo usato in questi studi di raggruppare i manoscritti per regioni politico-ecclesiastiche, riprese principalmente dalla storia dell'arte ortodossa, è perfettamente adeguato alla storia della pittura monumentale, degli affreschi e dei pannelli, è chiaro che è inadeguato per lo studio dei manoscritti, che deve essere completato da altro. Poiché le scuole maggiori di pittura monumentale in effetti sono cresciute e hanno irradiato la loro influenza dai maggiori centri politico eccelsiastici, molte importanti scuole di miniatura dei manoscritti si sono sviluppate in monasteri isolati, come Farfa, Subiaco, Montecassino, Vallombrosa e Camaldoli, e hanno da lì irradiato la loro influenza. Così è chiaro che sotto queste circostanze allo studio di singoli scriptoria deve essere accordata più importanza di quella che gli è stata data. Solo dopo che i manoscritti sono stati raggruppati per scriptoria sarà possibile determinare quanto il loro stile si accorda agli standard delle suddivisioni politico-ecclesiastiche. La questione è senza dubbio importante perché dal momento che lo stile dei manoscritti ha largamente influenzato lo stile monumentale, le nostre idee sulla sua creazione e l'irradiazione possono avere ripercussioni sulle nostre idee circa l'intera struttura della storia dell'arte monumentale.
Ciò non vuol dire che il metodo usato in questo studio è erroneo. Si è rivelato perfettamente appropriato per le importanti scuole che in effetti sorsero in centri come Lucca, Pistoia, Volterra, etc., anche se studi ulteriori potrebbero un giorno differenziare i prodotti di ciascuno scriptorium. Il metodo era in ogni caso, al tempo in cui questo studio è stato intrapreso, il più efficace, in realtà, il solo possibile; è certo che se si fosse effettuata una suddivisione dei manoscritti per scriptoria, i progressi avrebbero ritardato molto. Perché è solo nel corso dello studio che la sopravvivenza e la disponibilità di un buon numero di nuclei di biblioteche e la conseguente possibilità di individuare i prodotti dei vari scriptoria è divenuta tangibile. Per la regione umbro-romana, la Biblioteca di Subiaco, il fondo Farfense della Biblioteca Nazionale di Roma, di S. Eutizio in Val Castoriana alla Vallicelliana, e quello di S. Croce in Fonte Avellana alla Vaticana devono essere ricordati, e per la Toscana, specialmente i fondi Vallombrosano e Camaldolese nella Laurenziana. Anche se alcuni di questi hanno ricevuto una certa attenzione nel passato, nessuno è stato trattato profondamente. E ce ne sono ancora altri. Questi fondi possono formare eventualmente il punto di partenza per lo studio.  I manoscritti che non sono di fattura locale devono essere estromessi. Si deve formare il concetto di stili propri degli scriptoria. Quindi i manoscritti dispersi possono essere riconosciuti e raggruppati con altri.
Un problema più specifico, meno teoretico, che dimostra la stretta connessione tra datazione e attribuzione, è già stato espresso in questi studi, ma necessita di ulteriori considerazioni, e ha a che fare con la data e il luogo di origine dello stile late geometrical.
Per la regione umbro romana, è stato qui possibile stabilire una successione abbastanza chiara di stili, dall'early geometrical, dominante dal 1075 al primo quarto del XII secolo, a uno stile di transizione, che emerge all'inizio del secondo quarto, al middle geometrical che presto lo sostituì, fino al late geometrical, che ha dominato da circa la metà del secolo in avanti. I codici che mostrano più di due stili successivi non sono stati contati, e i pochi che mostrano due stili possono ragionevolmente essere considerati transizione da uno stile all'altro. In più, si è scoperta una concordanza tra l'evoluzione delle iniziali e l'evoluzione della scrittura, che ha rafforzato l’ipotesi della data limite.
Ma quando i manoscrotti toscani sono stati studiati, le complicazioni sono aumentate. Un gruppo, largamente fiorentino, mostrava elementi di tre stili successivi combinati, early, di transizione e late - il middle geometrical, si ricorderà, sembra non essere penetrato a Firenze anche se suoi elementi si osservano in certi manoscritti che potrebbero essere aretini. Questi manoscritti toscani sono molto difficili da assegnare non solo per correlarli alle date limite stabilite per la regione umbro romana, ma anche per ordinarli in una sequenza soddisfacente. I cambiamenti nella scrittura non sembrano concordare così bene come accade un po' più a sud.
Il nocciolo del problema risiede nell'incertezza che sta attorno al problema dell'origine dello stile late geometrical. Se gli elementi late geometrical sono arrivati in Toscana dalla regione umbro-romana, allora questi manoscritti a stile misto si dovrebbero assegnare al terzo quarto del secolo. Anche lasciando qualche margine di incertezza, non possono essere assegnati molto prima della metà del secolo. Ma le prove sono lontane dall'essere decisive, come dallo stabilire se i motivi late geometrical siano nato a Roma. Sembra ugualmente possibile che siano stati inventati in Toscana. Se fosse, potrebbero essere stati inventato molto prima, e potrebbero, finché prove certe della datazione della loro invenzione non vengono alla luce, non fornire criteri solidi per datare i manoscritti misti.
Il principale ostacolo ad una soluzione ragionevole del problema sta nel fatto che gli esempi datati dei primi stili sono umbro-romani, mentre gli esempi datati dell'ultimo stile sono toscani. Tuttavia, sulla base di una collazione degli elementi della scrittura con quelli delle iniziali, un espediente anche se un modo fattizio di datare i manoscritti è stato operato per l'Italia centrale, supponendo che lo stile late geometrical possa aver avuto origine sia nella regione umbro romana sia in Toscana tra il 1146 della Bibbia di Fonte Avellana, umbro romana (Roma, Bibl. Vaticana Vat. lat. 4216), che non mostra alcun indizio, e il 1168/69 della pisana Bibbia di Calci, in cui lo stile è completamente sviluppato. Perciò è più ragionevole porre il suo inizio tra il 1145 e il 1160. Nessuno dei manoscritti che mostrano elementi late geometrical sono considerati prodotti prima del 1145. Il primo di questi è datato infatti attorno alla metà del secolo, equivalente alla decade 1145-1155.
Quindi viene scoperta la fiorentina Bibbia di Corbolino, datata 1140, in cui gli elementi late geometrical sono considerevoli. Se non avessimo presente questa data 1140, se ci affidassimo solamente alla modalità di datazione sopra descritta, le sue grandi iniziali potrebbero averci indotto a datarla attorno alla metà del secolo. Ma le sue piccole iniziali, completamente late geometrical,   ci avrebbero spinto ad una datazione ancora più tarda, cioè alla metà del secolo o un po' più tardi, il che corrisponde alla decade 1145-1155. La data 1140 corrisponde tuttavia alla decade di datazione 1135-1145, che è un po' di più che dieci anni prima. Allo stesso tempo, la scala di valori è stata rapportata in favore di un'origine toscana e più specificatamente fiorentina dello stile late geometrical. Il terminus post quem per l'invenzione dello stile che è stato convenzionalmente adottato, il 1146 della Bibbia di Fonte Avellana, è stato così invalidato, perché si è dimostrato irrilevante per la Toscana. Un nuovo terminus post quem, un manoscritto toscano datato dal quale lo stile è assente, deve ancora essere trovato. Lo stile potrebbe, per quello che sappiamo oggi, essere stato creato in Toscana ancora prima della data della Bibbia di Corbolino, fino a quando non verranno alla luce nuove prove.
Ma anche in questo caso, il problema di ridatare i manoscritti non è facile; non possono essere semplicemente spostati indietro di 10 anni. La quantità di elementi late geometrical nelle grandi iniziali della nuova Bibbia, secondo mr. Berg, che ha scoperto la Bibbia e l'ha pubblicata in questi Studies, è definitivamente più scarsa - utilizzando il criterio I - di tutti gli altri manoscritti fiorentini in questione, e questo costituisce un indizio per ritenere che gli altri siano un po' più tardi. Tuttavia, la proprietà di utilizzare questo criterio di dosaggio di elementi late geometrical come base per la datazione è discutibile, lo si deve ammettere. C'è in aggiunta la difficoltà di misurare il dosaggio e di pervenire ad un accordo su di essi. Né appellarsi alla scrittura può essere d'aiuto, perché anch’essa comporta difficoltà: lo stadio di evoluzione di ogni scrittura data è anch'esso difficile da valutare e da condividere.
Ogni codice non datato è, in breve, estremamente difficile da porre in relazione cronologica con quelli datati, anche se sono così somiglianti da sembrare contemporanei. Tuttavia, a dispetto delle difficoltà e dei significati ambigui a nostra disposizione, sembra che importanti manoscritti come la Bibbia fiorentina di S. Francesco in Mugellano (Firenze, Laurenziana, Mugel. 2), e anche il S. Gregorio volterrano (Volterra, Guarnacciana, LXI.8.6), debbano con alcuni altri essere assegnati  a diversi anni prima di quanto non abbia suggerito precedentemente. La scoperta della Bibbia di Corbolino ha ulterioremente influenzato la datazione proposta per molti altri codici che saranno trattati nei Supplementi.