domenica 22 maggio 2011

Lo stile 'middle geometrical' (3c)

(Garrison, Studies I, pp. 105-108)

I maestri della Bibbia di Napoli. La Biblioteca Nazionale di Napoli possiede una Bibbia atlantica in due volumi, Vindobonensis lat. 8, che proviene da S. Severino a Napoli, donata, probabilmente nel XVI secolo, dalla Congregazione di S. Giustina di Padova, fu portata a Vienna nel 1718 dagli austriaci, e ritornò a Napoli dopo la prima guerra mondiale, nel 1919. Contiene solo una illustrazione modesta nel volume II, un s. Paolo a mezza altezza nella P iniziale delle Epistole. Ma entrambi i volumi presentano una serie di iniziali elaborate in cui piccole figure umane sono parte integrante della decorazione. Anche le Tavole dei Canoni, inusualmente decorate, mostrano diverse figure di questo tipo. L’intima relazione di queste figure con le iniziali è indizio del fatto che sono state eseguite dallo stesso miniatore, mentre il s. Paolo a mezza altezza sembra opera di un altro maestro. Lo stile delle iniziali, delle figure delle inziali, e della figura a mezza altezza, si trovano tutte in un Passionario della Vaticana, Barb. lat. 586, che sebbene meno ornato nelle iniziali è molto più diffusamente decorato. Questo avvicendamento di mani fa pensare a due monaci in stretta collaborazione, di cui il primo era principalmente un miniatore, il secondo un miniatore scarsamente dotato. Lo stile dei loro prodotti suggerisce che fossero entrambi umbro-romani; tuttavia alcuni dettagli li pongono in stretta relazione con la regione fiorentina, il che significa che hanno subito le influenze di questa regione o che il loro apporto ad essa è stato sostanziale.
Il primo volume della Bibbia sembra sia stato interamente copiato da una sola mano, che utilizza una chiara minuscola di tipo middle geometrical, molto simile a quella dei codici romani già considerati. La s tonda, anche se ricorre poco frequentemente a fine rigo, e molto spesso sostituita dalla s diritta o sovrascritta, è superata grandemente dalla s diritta. Nel volume II, al contrario, gli scribi cambiano continuamente: al f. 31 inizia una scrittura che somiglia molto al tipo di transizione che compare nella Bibbia del Pantheon, anche se qui è più pesante nel ductus; la stessa scrittura ricompare all’inizio di un altro fascicolo, al f. 83. Dal f. 39 un’altra mano si avvicina molto al tipo middle geometrical del volume I, mentre al f. 45 inizia una scrittura che curiosamente mostra la tipica angolarità transalpina, anche se è certamente italiana. Gli Atti e le Epistole sono di mani più giovani, che presentano un ductus decisamente più pesante e un marcato incremento nell’uso della s tonda. La scrittura del volume I è quasi certamente romana. Le mani del volume II non sono così sicuramente romane: pare possibile che alcune delle mani siano toscane, e più in particolare fiorentine (si veda il prossimo contributo degli Studies). Molte delle scritture in entrambi i volumi sarebbero state normali fino alla metà del secolo: quelle degli Atti e delle Epistole, tuttavia, propendono per l’attribuzione all’inizio del terzo quarto del secolo, e il carattere avanzato delle iniziali conferma la datazione più tarda: conseguentemente, le altre scritture vanno considerate come superate all’epoca in cui il codice fu copiato.
La stretta relazione tra le iniziali di questa Bibbia e le iniziali dei manoscritti middle geometrical già considerati è evidente nelle riproduzioni, soprattutto nei riempimenti delle barre, che appartengono ancora allo stile middle geometrical, ma anche nelle terminazioni a fogliame come nella A del f. 63v nel volume II, nella struttura d’insieme e nei motivi di suddivisione in scomparti della F del Prologo e della I della Genesi, nel motivo base della prima, in cui gli intrecci asimmetrici della coda richiamano i codici precedenti, e negli intrecci delle terminazioni superiori, che sembrano diretti sviluppi degli intrecci alla sommità della I nella Bibbia di S. Maria in Vinci.
Ma i progressi qui sono enormi: siamo certamente entrati in un nuovo periodo, che porta all’evoluzione verso lo stile late geometrical, e allo stesso tempo all’interno dell’ambito middle geometrical, un’evoluzione verso il barocco. La prima è evidente soprattutto nella più sottile proporzione delle iniziali in genere e nella prevalenza di tratti sottili delle barre, nell’incremento dell’uso di sfondi squadrati, nell’elaborazione dei riempimenti degli interstizi, e soprattutto nell’aumento del tratto di penna nei motivi di riempimento delle barre. La seconda è evidente, prima di tutto, nella forma della cornice della pagina incipitaria, che non è semplicemente rettangolare, ma che è complicata da inserti quasi circolari ai quattro angoli e alla metà di ciascun lato verticale. Si può osservare nell’introduzione di piccole figure che ravvivano le iniziali nelle Tavole dei Canoni, e nelle maschere; e soprattutto si osserva nelle due iniziali a piena pagina di apertura, che attestano la rottura con il protocollo precedente attraverso un nuovo intrico nel disegno. L’intrico aumenterà nel periodo late geometrical, interessando la struttura stessa della lettera, e talvolta assumendo quella capricciosità che ostacolerà la rivelazione di un’evoluzione logica.
Alla luce di quanto argomentato, è opportuno datare la Bibbia poco dopo la metà del secolo, quando lo stile late geometrical è evoluto in altre mani, gran parte delle quali toscane. Se le iniziali di questa Bibbia siano state influenzate dalla Toscana, o se siano puramente umbro-romane, non si può dire: ma il loro stile fondamentale propende per la regione umbro-romana.

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