venerdì 8 luglio 2011

Il periodo XII ex. - XIII in. (1b)

(Garrison, Studies III, pp. 51-57)

Tre importanti manoscritti dello stesso periodo possono essere attribuiti a Firenze.
Mantenendo ancora gran parte delle abilità dei miniatori dei codici precedenti, come anche dettagli precedenti, ma a causa della scrittura avanzata da assegnare a questo punto, è un Nuovo Testamento atlantico rozzamente illustrato, proveniente dalla Biblioteca di Vallombrosa, ora alla Laurenziana, Conv. Soppr. 295. La scrittura è del tipo middle geometrical, con un’enfasi minore nei trattini finali rispetto ai precedenti esempi fiorentini, un tratto che potrebbe essere interpretato come dovuto all’influenza pisana o lucchese, e con s tonda quasi costante a fine parola. C’è una grande iniziale geometrica all’inizio di ogni libro, e molte iniziali geometriche piccole sono distribuite nei prefazi e nei testi. Queste iniziali, accuratamente disegnate e con barre d’oro, mostrano molti dei dettagli fiorentini già spesso incontrati, le rosette distintive, il nodo radiante, e il fogliame base bianco e pieno. Il fogliame degli interstizi, anche se in generale legato al fogliame tipico late geometrical, tuttavia tradisce un nuovo spirito di sperimentazione con tralci a nastro, risultato forse di un ritorno ai modelli ottonizzanti. Un ritorno a modelli precedenti si è verificato anche, anacronisticamente, per le iniziali a barra piena, che occorrono qua e là. Inconsuetamente presentano le barre d’oro, una caricatura del protocollo precedente in cui le iniziali considerate originariamente secondarie e riservate ai testi meno importanti sono ora ritenute più importanti. C’è anche un buon numero di iniziali calligrafiche rosse, più tipiche del periodo.
Per molti aspetti anche più legato ai modelli precedenti è un codice delle Epistole paoline della Laurenziana Plut. 23.5. Questo manoscritto è infatti certamente un prodotto più tardo dello stesso scriptorium che ha prodotto i manoscritti legati ai maestri Marturi, non si può dire se nella stessa S. Michele a Marturi o altrove. Le illustrazioni e le teste decorative sono molto vicine a quelle del Lezionario di S. Maria del Fiore (Laurenziana, Edili 141) e del primo Omeliario di S. Pietro a Grado (Laurenziana, Plut. 18.24), e presentano gli stessi dettagli di forma e la stessa combinazione di chiaroscuto e di linearismo. Da notare specialmente la testa decorativa negli interstizi della P di Timoteo. Le iniziali in molti dettagli richiamano anch’esse quelle di questi codici. Vi sono relazioni anche con il S. Gregorio di S. Marco (Laurenziana, S. Marco 556). Tuttavia, le capitali in rosso e blu estremamente goticizzanti e la scrittura molto avanzata suggeriscono di assegnare le Epistole un po’ più tardi degli altri codici.
La scrittura, certamente goticizzante ad un certo livello, presenta una percentuale anacronisticamente alta di s diritte, specialmente a fine parola all’interno della riga. Le iniziali, seppure late geometrical, mostrano un accumulo di motivi anteriori che sebbene siano un tratto tipico fiorentino è sorprendente ad una data così tarda. Come molte altre caratteristiche nel codice, probabilmente è testimone di una tradizione scrittoria particolarmente forte che comporta un ritorno costante ai prodotti precedenti. Vanno notati non solo gli intrecci early geometrical in fase decadente del manoscritto di S. Marco (Tito) ma anche il nodo allungato di transizione nella sua versione fiorentina (Corinzi II, Galati e Timoteo I). Dominano naturalmente motivi late geometrical, tra cui una versione decadente della rosetta fiorentina. Le maschere alla base, con il loro fogliame bianco pieno, possono essere confrontate con altre del gruppo menzionato.
Uno dei più interessanti tra i manoscritti tardi fiorentini per l’iconografia elaborata (e altamente originale per la Toscana) delle illustrazioni, è un Omeliario atlantico della Laurenziana, Conv. Soppr. 631. Nel XV secolo a Camaldoli, fu portato successivamente a S. Maria degli Angeli a Firenze. La scrittura è di diverse mani, alcune delle quali sono middle geometrical, altre di un tipo di transizione sviluppato. Tutte sono pesanti nel ductus, e la pesantezza è particolarmente marcata verso la fine del volume, dove i copisti più giovani sembrano aver avuto il permesso di intervenire. La s tonda è costante a fine riga e frequente a fine parola. Le iniziali sono di due tipi principali. La maggioranza sono iniziali late geometrical scarne, trascurate, talvolta con motivi di transizione e perfino early geometrical, tra cui c’è la mezza rosetta. Ma ci sono numerose iniziali dal sapore gallicizzante, ad esempio la S del f. 2: sono notevoli per le numerose figure umane con cui sono decorate. Una certa unità si può vedere in due tipi, grazie alla presenza dello stesso riempimento delle barre late geometrical in entrambi e ai colori, un blu chiaro e un rosso-rosato che dominano ovunque.
Un codice fiorentino meno importante del periodo necessita solo di una citazione breve:
1. Firenze, Laurenziana, Conv. Soppr. 299, un Omeliario atlantico non illustrato, che appartenne a Vallombrosa. La scrittura riformata è di diverse mani. Fino al f. 56v è di un tipo solido che richiama la scrittura lucchese del terzo quarto. Dal f. 57 fino alla fine molte mani sono decisamente fiorentine, e middle geometrical. Le capitali sono goticizzanti. Le iniziali, gran parte delle quali molto piccole, sono di un tipo late geometrical decadente, con colori strani e pallidi, con preminenza di marrone chiaro e verde, e molto rozze nell’esecuzione.
Due altri manoscritti dello stesso periodo sono certamente toscani e potrebbero essere lucchesi:
1. Cambridge, Fitzwilliam Museum, McClean 29, Epistole paoline con glossa, che sebbene un tempo appartenuto al monastero di S. Maria di Morimondo, vicino a Milano, deve essere stato portato dalla Toscana e probabilmente, a giudicare dal s. Paolo a mezza altezza rozzamente eseguito in una P all’inizio, da Lucca, in cui la scrittura è avanzata con accenni alla goticizzazione e in cui le iniziali late geometrical mostrano un’evoluzione tarda, con accenni all’allentamento del protocollo.
2. Lucca, S. Frediano, Guardaroba, un Lezionario (Lezionario II), che contiene cinque piccole illustrazioni in altrettante iniziali, un s. Paolo a mezza altezza in una F al f. 2, una natività abbreviata in un’altra F al f. 10v, un s. Silvestro a mezza altezza in una E al f. 102, una piccola Madonna ad altezza piena in una I al f. 114v, e un angelo a mezza altezza in una E al f. 118v, che potrebbe essere anch’esso lucchese ma in cui le indicazioni sono lontane dall’essere definitive.    

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