domenica 10 luglio 2011

Il periodo XII ex. - XIII in. (1d)

(Garrison, Studies III, pp. 60-64)

A mostrare imitazioni anche più rozze di stili precedenti è una Bibbia atlantica in quattro volumi della Biblioteca di Earl of Leichester alla Holkham Hall a Norfolk, cod. 6. I volumi sono di taglie differenti e hanno diverso numero di linee per pagina. Ma dal momento che la stessa scrittura e la stessa decorazione riappaiono lungo i volumi, tutti e quattro devono essere stati prodotti nello stesso monastero e circa nello stesso periodo.
Gran parte della scrittura, pesante e avanzata, può essere riconosciuta come derivata dal tipo middle geometrical del secondo quarto del secolo. Tuttavia è probabile che sia stata vergata sia da umbro-romani che da fiorentini. Alcune scritture nel volume II e IV raggiungono una versione molto pesante del tipo di transizione. Ma molte volte si è visto che non si può giungere ad una conclusione sulla localizzazione da una tale mescolanza. Tutte le scritture sono estremamente avanzate; alcune si pongono al confine con la gotica. Le capitali a lato della F del Prologo sono particolarmente goticizzanti, così come le altre capitali. La scrittura è dell’ultimo quarto del secolo.
La decorazione, che accanto alle iniziali include la cornice di una pagina incipitaria e le Tavole dei Canoni, non mostra tuttavia la logica rottura con lo stile che si vede nei codici migliori del periodo, ma uno stucchevole scimmiottamento di molti stili precedenti, un loro inarticolato miscuglio, senza che si raggiunga una coerente unitarietà. Nel volume I, la decorazione è basata principalmente sullo stile middle geometrical di Roma. Ma in esso vi è molto dello stile late geometrical mischiato assieme. La F del Prologo per esempio deve essere stata presa da una delle F o della I middle geometrical. Il motivo base viene direttamente da quei motivi presenti nella I della Genesi del Vat. lat. 4217, e nella Bibbia Rossiana, o nella F e nella I del S. Crisogono e nelle Bibbie di Milano. Molte altre lettere distribuite lungo il primo, il terzo e il quarto volume, richiamano quelle dello stesso gruppo romano. Per di più una delle Tavole dei Canoni mostra un animale ranicchiato alla base di una colonna che ricorda fortemente gli animali così ranicchiati del Vat. lat. 4217.
Allo stesso tempo molto è ripreso dai codici più tardi, come quelli dei maestri di Napoli e della Bibbia di Avila. Molti dei riempimenti delle barre, motivi che ricorrono anche negli sfondi quadripartiti e di forma strana, sono late geometrical. D’altra parte, il miniatore del volume II mostra una predilezione per i motivi early geometrical - motivi simili ricorrono nel volume IV - che deve aver ripreso da codici più antichi e migliori. La divisione verticale delle barre nelle iniziali piccole è un abuso di uno stilema impiegato dai creatori dello stile nelle lettere più grandi.
Per il fatto che si tratta di un codice di fattura provinciale, deve essere stato prodotto dopo i suoi modelli. Il simbolo di s. Matteo dà la misura dell’abilità del suo miniatore. Deve essere stato prodotto nell’ultimo quarto del XII secolo in qualche monastero isolato, molto probabilmente in un luogo decentrato del Lazio, dell’Umbria o della Toscana.
Da datare all’ultimo quarto del secolo è un Messale della Biblioteca Laurenziana, Gadd. 44; che sia stato prodotto per l’uso fiorentino è provato dalla presenza di s. Zenobio nella litania (f. 111v), e di s. Romolo tra i santi che hanno messa propria (f. 189). Inoltre è certo che la posizione della messa di s. Gaudenzio tra s. Crisogono ( 24 novembre) e s. Andrea (30 novembre) significa che si intende il prete e abate di Fiesole, la cui festa cade il 26 novembre, ed è quindi certamente un ulteriore indizio per Firenze. Il Messale contiene un santo a mezza altezza in una F al f. 1, e una Maestà e una Crocifissione al f. 114v. Il primo è manifestamente legato nello stile al gruppo del Messale di Camaldoli, Conv. Soppr. 292 della stessa Biblioteca. Sfortunatamente gli altri due sono così rovinati da pesanti ombre che non riescono a confermare un eventuale fiorentinismo. Tuttavia si può ancora vedere che la Maestà è iconograficamente vicina alla Maestà di un codice fiorentino come il Messale di Camaldoli.
La scrittura è pienamente del tipo middle geometrical fiorentino, anche se è una versione estremamente pesante e nera, segno di una relativa recenziorità. Le iniziali mantengono tratti late geometrical nella forma pura. Nella struttura sono legati alle iniziali late geometrical del terzo quarto del secolo a Firenze, presentando le stesse terminazioni inferiori piene e bianche, come nella I e nella P, e molti degli stessi riempimenti delle barre, incluso il nodo radiante (come nella P).
Il Messale è certamente fiorentino dell’ultimo quarto del XII secolo.
Infine, con ogni probabilità da assegnare all’ultimo quarto del secolo è il Commentario di s. Girolamo al Vangelo di Matteo, cod. lat. 1845 nella Bibliothèque Nationale a Parigi, che contiene una piccola testa eseguita dal Maestro della prima Bibbia Casanatense; la scrittura e le iniziali assicurano che si tratta di un lavoro pistoiese. In codice è in realtà diviso in due parti, il Commentario di s. Girolamo fino al f. 107, con il f. 107v rimasto bianco, e un Commentario anonimo sul Vangelo di s. Marco dal f. 108 alla fine. Ma la stessa mano ricorre nelle due parti che quindi devono essere state prodotte nello stesso scriptorium e circa alla stessa data.
Le scritture, di diverse mani, sorprendentemente non sono molto avanzate, e mantengono molto del carattere pistoiese precedente, con anche una certa sottigliezza che ricorda il secondo quarto del secolo e la influenza lucchese nella scrittura di questa regione in questo momento. La goticizzazione che si sviluppò altrove in questo periodo attesta una costanza inusuale, almeno nello scriptorium di produzione. Le iniziali tuttavia confermano la datazione tarda qui proposta. Sono limitate alla prima parte del codice e sono anche molto poche. Anche se presentano reminiscenze delle iniziali dei manoscritti pistoiesi del terzo quarto del secolo, mostrano tuttavia un cambiamento ulteriore della versione pistoiese dello stile geometrico. Le barre, che sono tutte in oro, sono estremamente sottili, e gli scomparti sono in molti casi poco più che striscette. I riempimenti delle barre sono dei più semplici. Le iniziali tuttavia, come è stato detto, sono indissolubilmente legate alle altre iniziali pistoiesi studiate. Le strisce di piccoli puntini come riempimento delle barre che si incontrano così frequentemente nella Bibbia Casanatense ricorrono anche qui. Anche se molto del fogliame è nuovo nel disegno, talvolta, come nella L del f. 3, richiama vividamente il fogliame di altri codici, specialmente nell’aspetto a corpo pieno conferito da pesanti tocchi sfumati di verde. Le stesse rosette a tre punti sono disseminate negli sfondi di tutto il codice, e il motivo a uccello alla base della I al f. 28 è naturalmente della stessa famiglia di quello alla base della I al f. 194v nell’Omeliario della Roncioniana.
        

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