lunedì 4 luglio 2011

Lo stile 'late geometrical' (9e)

(Garrison, Studies III, pp. 39-40)

Dei dieci codici più importanti, tre, i due che formano la Bibbia Casanatense 720/721 e il primo volume del Passionario Casanatense 718, sono già stati trattati nello stile di transizione, mentre un quarto, il Commentario Parigino della Biblioteca Nazionale lat. 1845, sarà trattato nella decadenza dello stile geometrico nell’ultima parte del secolo. Il Casanatense 719 ha ricevuto un trattamento particolare in connessione con la sua agiologia, e logicamente non dovrebbe necessitare di ulteriori spiegazioni qui, poiché le sue iniziali sono di uno stile differente. Lo stesso si può dire del Casanatense 717, in cui le iniziali sono probabilmente fiorentine, e sarà trattato nei Supplementi nello stile late geometrical fiorentino. Altrettanto logicamente, il Sacramentario Bodleiano dovrebbe essere trattato nei Supplementi sotto lo stile di transizione pistoiese. Dovremmo, strettamente parlando, interessarci qui di solo tre codici maggiori, gli Omeliari della Roncioniana di Prato, Q.VIII.2, della Casanatense di Roma cod. 716, e dell’Archivio Capitolare di Pistoia, cod. 142, e dei rimanenti quattro manoscritti minori, poiché è solo in essi che si può osservare quello che si può chiamare una fase late geometrical dello stile geometrico pistoiese. Tuttavia, per documentare il tipo pistoiese e per stabilire l’agiologia pistoiese, tutti i codici maggiori saranno qui utilizzati. La Bibbia Casanatense non ha bisogno di essere trattata nuovamente, ma il Sacramentario Bodleiano e il Casanatense 718, poiché la loro agiologia è importante per ancorare il gruppo alla regione pistoiese, saranno trattati pienamente qui.
Anche se il Casanatense 718, il primo volume del Passionario, è uno di quelli qui interessanti per le iniziali, il Casanatense 719, il secondo volume, deve essere considerato assieme per l’agiologia, poiché il programma della passioni è continuativo nei due codici, il primo dal 30 novembre al 16 giugno, il secondo dal 19 giugno al 27 novembre.
Il Passionario non contiene la Vita di s. Felice, segno certo di una destinazione pistoiese. Ma presenta s. Rufino l’11 febbraio, una data particolare che indica Pistoia. Contiene, in aggiunta alle quattro indicazioni toscane, s. Torpete il 29 aprile, s. Regolo il 1° settembre, s. Cerbone il 10 ottobre, s. Miniato il 25 ottobre, e tutti santi dell’ambiente pistoiese così come stabilito nell’excursus: s. Proclo il 1° giugno, s. Mustiola il 3 luglio, s. Martino l’11 novembre, s. Zenone l’8 dicembre. Che i due volumi siano stati prodotti per l’uso pistoiese è quindi certo.
Che siano stati prodotti sotto una forte influenza lucchese, come è stato sottolineato precedentemente, è visibile nella celebrazione di s. Senesio della leggenda lucchese il 4 maggio, e di s. Teodoro vescovo di Lucca il 19 maggio, come anche la celebrazione di s. Ilario il 2 novembre (a Lucca è il 3 novembre). Speciale relazione con i modelli lucchesi può ulterioremente essere dedotta da molti dettagli testuali comunemente vicini a Lucca, e soprattutto nelle passioni di s. Andrea e di s. Giovanni, che contengono speciali prefazi, e nella traslazione di s. Prospero, che conteine una speciale perorazione: tutti questi elementi si ritrovano esattamente simili ad esempio nel Passionario lucchese nel Laterano, codd. A.79/A.81.
D’altra parte certi santi, dal momento che non occorrono nei Passionari lucchesi ma occorrono in quelli fiorentini, possono essere ritenuti indicazione di una qualche influenza fiorentina, in particolare per s. Ivenzio l’8 febbraio.
Infine va notato che s. Germano di Auxerre il 1° luglio costituisce un problema minore. La sua passione inizia: Vita sancti et beatissimi patronis nostri, e contiene una sezione rara normalmente non inclusa. Questo santo può essere naturalmente riferito al patrono della chiesa o del monastero per cui il Passionario è stato prodotto, o al patrono della città in cui la chiesa o il monastero si trovava. Ma non si è trovato nulla di questo patrono nella regione pistoiese. Naturalmente è possibile che una tale frase sia stata ripresa dal copista dal modello.
Se non fosse per questa designazione di s. Germano come patrono, potrebbe ragionevolmente ritenersi che il Passionario era in qualche modo legato alla Cattedrale, poiché tutti i suoi santi titolari, eccetto s. Felice, sono in esso celebrati. Inoltre, una spiegazione plausibile della forte influenza lucchese sia nell’agiologia che nelle iniziali di uno dei volumi (cod. 719), potrebbe essere qui facilitata. I preti della Cattedrale, al tempo in cui il Passionario fu prodotto, erano organizzati come canonici, e l’influenza lucchese può facilmente essere spiegata supponendo relazioni particolarmente strette mantenute tra loro e i canonici regolari di S. Frediano, che giocarono un ruolo primario nel rivitalizzare la regola canonica in molte chiese della Toscana e anche a Roma - va ricordato che la presenza di un Passionario lucchese nel Laterano sembra ben spiegarsi con il fatto che i canonici lucchesi furono chiamati là a questo scopo. E mentre il passaggio di s. Germano non esclude questa spiegazione, dal momento che una chiesa dedicata a lui può essere immaginata dipendente dalla Cattedrale, introduce tuttavia un elemento di incertezza che deve rimanere finché vengano scoperti indizi ulteriori.
La maggior parte delle iniziali del cod. 718 sono del tipo a barra piena gialla citata prima, simile a quelle dei due Omeliari, o calligrafiche rosse molto semplici. La grande P del f. 1 è stata già trattata come di transizione. Distribuite lungo il codice sono poche iniziali geometriche che mostrano punti di contatto con le iniziali geometriche degli altri manoscritti del gruppo. Alcune di esse mostrano già quella che sarà una caratteristica notevole del gruppo, un relativo ispessimento dei riempimenti delle barre e un conseguente assottigliamento dei comparti delle barre e dei loro riempimenti, che potrebbero in effetti essere battezzate come ‘geometriche sottili’ per lo stile di iniziali pistoiesi. Il complicato intreccio alla sommità della I al f. 143v, di disegno abbastanza inusuale, è molto simile agli intrecci che si ritrovano nella Bibbia, mentre il motivo base della F del f. 73, nel suo particolare carattere pieno e nel disegno, così come la legatura tra il motivo base e la barra sovrastante, sia nella F che nella I, è simile alle stesse caratteristiche nella Bibbia e in tutti e tre gli Omeliari.
Anche se è stato prima suggerito che il cod. 719 è stato prodotto a Lucca e che era accompagnato da un primo volume contemporaneo che è stato successivamente sostituito a Pistoia dal cod. 719, si ritiene ora che entrambi i volumi siano stati prodotti a Pistoia. Se questo diminuisca la probabilità che il 719 sia una sostituzione non è chiaro, ma questo ha poca importanza. Non c’è nulla in questo studio più ampio tuttavia che fornisca una ragione per cambiare sostanzialmente la datazione precedentemente suggerita per i due volumi. Il cod. 719 è stato certamente prodotto nel secondo quarto del secolo. Il cod. 718 è stato datato alla metà circa del secolo o pochi anni dopo, ma sembra ora probabile che sia stato prodotto qualche anno prima del 1150 piuttosto che non dopo.

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