sabato 9 luglio 2011

Il periodo XII ex. - XIII in. (1c)

(Garrison, Studies III, pp. 57-60)

Molti altri mansocritti possono, come è stato detto, più plausibilmente essere assegnati all’ultimo quarto del secolo.
Uno dei più importanti di questi codici a presentare lo stile geometrico nella forma pura è il primo volume di una Bibbia atlantica nella Biblioetca Nazionale di Roma, Sessoriano 2. Ho altrove considerato la sua storia: nel XIII secolo, e forse già alla fine del XII, si trovava nel Castello di Castrocaro, vicino a Forlì, e più probabilmente nella chiesa di S. Reparata. Ho suggerito una datazione al tardo terzo o all’inizio del quarto quarto del XII secolo, tra 1165 e 1185 o 1190. Ora considero il 1165 troppo anteriore, il codice sembra più probabilmente essere stato prodotto nel pieno ultimo quarto. Ho suggerito un’origine nella regione romana, ma la base per questa attribuzione ora mi sembra meno certa, il codice deve essere meno precisamente assegnato al centro Italia. Né la scrittura né le iniziali né le illustrazioni forniscono indicazioni decisive di origine.
La scrittura, visibile accanto alla F del Prologo manifesta molto chiaramente un’incipiente goticizzazione. Nelle iniziali, i riempimenti delle barre sono generalmente quelli del repertorio late geometrical nell’Italia centrale, e il fogliame degli interstizi è pienamente legato a quello che si ritrova in molti altri codici della regione. Le iniziali mostrano una grande leggerezza, ma allo stesso tempo un certa manualità pesante e una inadeguata superficialità che tradisce una vecchia tradizione ormai superata. Questi aiutano a datare il codice verso la fine della lunga sequenza dell’evoluzione dello stile late geometrical. Sfortunatamente, allo stato attuale delle nostre conoscenze, le illustrazioni sono completamente ineloquenti sul luogo in cui furono realizzate.
Molto vicino alla Bibbia di Castrocaro nella scrittura e nella unica illustrazione è un frammento di un’altra Bibbia atlantica nella Biblioteca Alessandrina dell’Università di Roma, cod.1. Questa Bibbia è in ogni modo derivata in maniera più riconoscibile da altri codici della stessa sequenza già oggetto di studio. La scrittura sembra di base essere una versione pesante, leggermente goticheggiante del tipo middle geometrical di Roma e Firenze. La s tonda occorre ancora, poco frequentemente, a metà riga a fine parola. Nelle iniziali, i motivi di riempimento delle barre, più variati che nel codice precedente, mostrano non solo una normale rosetta late geometrical (nella parte sinistra della U, nello scomparto superiore della F e nella parte superiore della B) ma anche una derivazione dalla versione fiorentina (nel tratto destro della U e nel secondo scomparto della F), come anche una versione della rosetta a otto petali così popolare a Pisa (terzo scomparto della F). Sia la scrittura che le iniziali forniscono una buona ragione per ritenere questa Bibbia leggermente antecedente alla precedente.
La scrittura nelle due Bibbie, nonostante le differenze, è legata in generale. La sola illustrazione, un s. Paolo seduto, è legata nella sua plasticità di mano pesante alle illustrazioni dell’altra Bibbia, anche se è sicuramente di una mano diversa. Sono le iniziali che legano i due codici più manifestamente. La struttura generale e le proporzioni sono molto simili. L’uso di teste di uccello nelle barre e di rosette di punti negli interstizi delle barre e negli sfondi è anch’esso simile. Il fogliame degli interstizi è simile nel disegno e nell’esecuzione, anche nei dettagli dei tralci, delle foglie e della forma dei baccelli. Il raddoppiamento delle linee nel motivo di riempimento delle barre è sintomatico in entrambi.
Sfortunatamente tutto questo fornisce pochi indizi alla localizzazione, e questa Bibbia, come l’altra, è stata al meglio classificata per il momento come centro italiana.
Il primo volume di una Bibbia atlantica nella Biblioteca Nazionale di Napoli, cod. VI.AA.20, è stato sempre raggruppato con un secondo volume, che ne è malamente la continuazione, cod. VI.AA.21 della stessa Biblioteca, tanto che sono stati considerati come codici dello stesso periodo e della medesima origine. Sono stati chiamati insieme Bibbia Alfonsina o Bibbia Olivetana, poiché si diceva che fosse stata donata da Alfonso II (1494-95) al monastero napoletano di Monte Oliveto. In realtà i due volumi sono di periodi nettamente differenti e furono probabilmente prodotti in luoghi differenti. Il cod. VI.AA.21 è un codice early geometrical del primo quarto del XII secolo, certamente prodotto nella regione umbro-romana se non a Roma stessa, mentre il cod. VI.AA.20 è molto tardo, derivativo, con decorazione late geometrical, in cui i segni di rottura dello stile sono evidenti, tra i quali notevole è l’imitazione della decorazione geometrica molto anteriore. A giudicare dagli indizi più rimarchevoli, questo codice deve essere stato prodotto nell’ultimo quarto del secolo. e forse verso la fine, in qualche monastero isolato lontano dai grandi centri di produzione.
La scrittura è di diverse mani, che utilizzano diversi tipi di cui alcuni più avanzati di altri. Alcuni sembrano avvicinarsi al tipo middle geometrical della regione umbro-romana, altri al tipo di transizione, tutti in versioni molto pesanti. Ma alcune, e soprattutto la mano visibile nelle illustrazioni, mostrano una incipiente goticizzazione, e un uso quasi costante della s tonda a fine parola - anche se la s diritta appare qua e là - e un aumento considerevole delle abbreviazioni. Queste ultime mani sono significative per la datazione del codice, e lo pongono nell’ultimo quarto del secolo. Sfortunatamente, allo stato attuale delle conoscenze, non gettano alcuna luce sulla regione in cui il codice fu copiato, anche se si può dire che sono diversi da quelli incontrati in altri codici studiati.
La cornice della pagina incipitaria e gran parte delle iniziali sono late geometrical. Quasi tutte le iniziali hanno sfondi squadrati, alcuni quadripartiti. Ma i disegni sono ovunque inaccurati, l’esecuzione è sempre superficiale. La F del Prologo e la I della Genesi esemplificano queste caratteristiche al massimo grado. Sono perdipiù non dello stile late geometrical ma sono dirette imitazioni di iniziali precedenti middle geometrical. Questa differenza nello stile conferma la natura derivativa del codice. I dettagli sono ancora più rivelatori. Queste iniziali sono evidentemente basate sulle iniziali di due gruppi di Bibbie middle geometrical umbro-romane, o probabilmente romane, o altre dello stesso tipo, il primo composto da Marciana lat. I, Napoli Nazionale XV.AA.I e Vat. lat. 4217, il secondo da Vat. Ross. 617, Vat. lat. 4220-21 e Milano S. Ambrogio M.55. La struttura generale e i motivi di suddivisione in scomparti, come i motivi di riempimento delle barre, devono essere derivati da queste Bibbie. Solo la permanenza di intrecci early geometrical al centro deve essere stata ispirata da codici ancora più antichi - nessuna delle iniziali middle geometrical li presenta in questo modo, anche se il più antico, la F del Marciano, li presenta nelle traverse. I triangoli alla base derivano da quelli del primo gruppo. Ma ad indicare una copia diversa sono le proporzioni qui più tozze, completamente differenti dai modelli, la parte superiore delle stesse lettere sproporzionatamente corta, gli intrecci amorfi delle terminazioni superiori, l’eliminazione della divisione centrale nel triangolo sotto alla I, la taglia eccessivamente grande del motivo base, e la differenza nei motivi che aggettano dai lati, ripresi dal tipo asimmetrico nel modello ma qui usato simmetricamente.

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