mercoledì 6 luglio 2011

Lo stile 'late geometrical' (9g)

(Garrison, Studies III, pp. 42-46)

Come è già stato argomentato in questi Studi, il Casanatense 716 è, per motivi tutti da scoprire, la copia del precedente e deve essere quindi un po’ più recente. Come il Casanatense 718 deve essere considerato, per gli indizi agiologici, accanto al suo volume compagno, in questo caso il Casanatense 717, anche se quest’ultimo non è di interesse diretto per le sue iniziali, che sono quasi certamente fiorentine. In realtà è il cod. 717 che costituisce il primo volume, e il cod. 716 il secondo, poiché il primo va dalla prima domenica di Avvento al sabato santo, il secondo dalla domenica di Pasqua alla quinta domenica prima di Natale e contiene anche un Proprio e un Comune dei Santi.
Questo Omeliario in due volumi quindi contiene indizi certi di Pistoia, s. Felice il 25 agosto nel Santorale nel cod. 716, e la speciale indicazione di data pistoiese, s. Rufino all’11 febbraio nel Temporale nel cod. 717. Contiene inoltre sermoni per tre santi dell’ambiente pistoiese, s. Proclo il 1° giugno, s. Mustiola il 3 luglio nel Santorale del cod. 716, e s. Zenone l’8 dicembre nel Temporale del cod. 717. Come nel suo prototipo, omette s. Martino sia nella festa principale dell’11  novembre sia nella traslazione il 4 luglio.
Da notare che sono celebrati tutti i santi più frequentemente menzionati nei documenti lungo il XII secolo come titolari della Cattedrale, s. Zenone, s. Rufino, s. Felice e s. Proclo. Dal momento che sono citati come gruppo e inclusi nelle festività maggiori, vi sono pochi dubbi che l’Omeliario sia stato prodotto per la Cattedrale.
Il cod. 716, come è stato detto, mostra iniziali geometriche, a barra piena e calligrafiche, tutti e tre i tipi mostrano strette relazioni con gli stessi tipi in uno o nell’altro codice del gruppo. Un notevole aumento nel numero delle iniziali calligrafiche indica una datazione relativamente tarda, e nel loro considerevole aumento di linearità e di semplicità le iniziali geometriche la confermano. Queste ultime sono per di più eseguite più sommariamente di quelle della Bibbia o dell’Omeliario della Roncioniana, come se l’artista nel riprodurle fosse scivolato nell’inaccuratezza. A questo riguardo sono più vicine a quelle del Casanatense 718 che ad altre. Non desta sorpresa trovare un motivo di riempimento delle barre non descritto, osservato prima nel Casanatense 718 e abbastanza frequentemente riportato qui.
Tuttavia, nel disegno e nei dettagli queste iniziali sono vicine alle iniziali della Bibbia e dell’altro Omeliario. La loro struttura generale è simile, e la stessa forma lunga e arrotondata degli scomparti della terminazione superiore verso la barra, qui riferita come il ‘collo’, è presente come un marchio distintivo. Le rosette di punti, la chiave greca in una D non riprodotta, e il motivo a zigzag nei due scomparti inferiori della I del f. 168, sono già stati incontrati, mentre il motivo a doppia croce nello scomparto superiore della stessa I, una versione molto rozza e semplificata della rosetta fiorentina, si trova anch’esso nella Bibbia.
Questo Omeliario è stato precedentemente datato nel pieno terzo quarto, verso la fine, ma sembra probabile che sia stato prodotto dopo il culmine del quarto di secolo.
Prodotto nel terzo quarto del secolo, e probabilmente qualche anno dopo il Casanatense 716, è il terzo Omeliario, Pistoia, Arch. Cap. cod. 142. Il suo programma di celebrazioni è considerevolmente più pieno di quello degli altri Omeliari. Tuttavia, ad attestare il fatto che sia stato prodotto per l’uso pistoiese, e più probabilmente per la Cattedrale, contiene tutti gli stessi indizi locali: s. Felice il 25 agosto, s. Rufino l’11 febbraio, s. Proclo il 1° giugno, s. Mustiola il 3 luglio e s. Zenone l’8 dicembre. Contiene in aggiunta altri due indizi: un sermone per s. Martino l’11 novembre, che era stato omesso dagli altri due Omeliari, e il Proprio dei santi che inizia inconsuetamente con l’omelia per s. Zenone, che riceve una sontuosa decorazione nella forma di grandi capitali rosse. Infine contiene uno degli indizi di toscanità, i quali erano assenti negli altri due Omeliari, s. Regolo il 1° settembre. Gran parte delle iniziali sono semplici iniziali calligrafiche rosse. Ma ce ne sono dieci di geometriche, che mostrano tutti i segni distintivi dello stile stretto pistoiese: i filetti larghi, gli scomparti stretti, la parziale soppressione della divisione in scomparti, il motivo di riempimento relativamente semplice e longitudinale, tra cui si notano il motivo a ovuli e a zigzag, le terminazioni inferiori piene pesantemente ombreggiate di verde, le legature trilobate. Anche alcuni dei fogliami degli interstizi sono simili agli altri codici, anche se alcuni sono meno caratteristici e più simili al fogliame late geometrical di altri centri. Nella grande F che compare al f. 1, intrecci early geometrical, rudimentali e inconsuetamente pallidi, sono ancora usati qua e là come riempimenti delle barre, e ricorrono in un’altra F del f. 87. Ma altrove i motivi come anche la tecnica sono late geometrical.
Quattro manoscritti meno importanti possono essere uniti ai codici maggiori:
1. Pistoia, Arch. Capitolare cod. 161, un Omeliario incompleto della metà del secolo, in cattive condizioni e slegato, con alcuni fogli tagliati, che potrebbe essere oggi una congerie di frammenti dal momento che è evidente una notevole variazione delle mani, alcune leggere e sottili, altre pesanti e scure. Gran parte delle iniziali del codice sono calligrafiche rosse molto semplici, ma una D al f. 1v assieme ad altre simili, come anche un frammento di una grande F in un foglio per lo più tagliato, sono geometriche pistoiesi, anche se con un accenno di fiorentinismo maggiore del solito. Vi sono diverse iniziali pistoiesi a barra piena, con filetti spessi gialli disegnati in minio e il particolare fogliame pesantemente ombreggiato che si ritrovano negli altri manoscritti del gruppo. La P del f. 8 è evidente per la sua aderenza al tipo.
2. Pistoia, Arch. Capitolare, cod. 160, un Antico Testamento atlantico frammentario, anch’esso mal conservato, tagliato e slegato, del terzo quarto del secolo. Vergato nella tipica versione pistoiese della riforma, le scritture appaiono non molto pesanti, e se non fosse per lo stile delle iniziali il codice potrebbe essere un po’ più antico. Le iniziali geometriche sono del tipo stretto pistoiese, ma come quelle del codice precedente hanno un accenno di fiorentinismo. Sono un po’ più brillanti del solito nei colori e hanno un fogliame un po’ più leggero, meno massoso, più fiorentineggiante. A questo riguardo, assomigliano più strettamente alle iniziali dell’Omeliario Arch. Capit. 142. Vi sono anche diverse iniziali pistoiesi a barra piena.
3. Firenze, Laurenziana, S. Croce Plut. 33, sin. 4, un Omeliario del pieno terzo quarto del secolo, vergato in scritture di piccolo modulo della riforma, in alcune delle quali la sottigliezza pistoiese sembra essere stata portata ad una certa angolarità. C’è solo un’iniziale geometrica stretta pistoiese, la P del f. 131, ma quelle a barra piena pistoiesi sono numerose, e mostrano dettagli caratteristici come il fogliame degli interstizi distintivo e i motivi base, come anche le legature a trifoglio. Verso la fine ci sono solo iniziali calligrafiche rosse, non molto elaborate.
4. Firenze, Laurenziana, S. Croce Plut. 40 sin. 1, un altro Omeliario del tardo terzo quarto del secolo, vergato in varie scritture della riforma, alcune più avanzate di altre, solo alcune delle quali sembrano piestoiesi. Le iniziali sono late geometrical, con elementi early e di transizione, tra questi ultimi il riempimento delle barre a nodo allungato. Le iniziali sono fiorentineggianti come le altre del gruppo, ma non si può sbagliare, in molte di esse, nel riconoscere il carattere pistoiese del fogliame pieno, ombreggiato di verde, i motivi base, gli scomparti del ‘collo’ arrotondati, il motivo geometrico attorcigliato di riempimento delle barre, gli intrecci delle terminazioni. In più vi sono numerose iniziali tipiche pistoiesi a barra piena.
ADDENDUM
Dopo che questo studio è stato preparato per la stampa, ho riconosciuto un altro codice come certamente pistoiese nelle Institutiones ecclesiasticae, seguite da una serie di Encicliche, della Collezione Earl of Leichester alla Holkham Hall, cod. 211. Il codice è vergato in una carolina sottile tipicamente pistoiese. La decorazione, limitata alle Institutiones - le Encicliche hanno solo capitali in minio -, consiste in cornici early geometrical in versione tarda attorno ai titoli dei primi libri e numerose iniziali piccole a barra piena tipicamente pistoiesi, costruite solo con filetti spessi gialli, e con fogliame degli interstizi del tipo altamente lavorato che si trovano negli altri manoscritti pistoiesi. Le Institutiones possono essere datate senza esitazione al primo quarto del XII secolo, e possono essere meglio raggruppate con i codd. 96 e 135 dell’Archivio Capitolare di Pistoia. Un importante supporto all’attribuzione è sostenuto da una nota del XV secolo che attesta la presenza del manoscritto in quest’epoca nella sacrestia di S. Zeno a Pistoia.

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