mercoledì 4 maggio 2011

Lo stile 'early geometrical' (4a)

2. Gruppo II. Tardo XI e primo XII secolo.
(Garrison, Studies 1, 50-55)

Abbastanza vicino al precedente è un secondo gruppo di manoscritti: qualcuno dei suoi membri potrebbe essere stato completato nello stesso periodo del gruppo I, ma molti testimoni evidenziano un’evoluzione nella scrittura e nelle iniziali che fa propendere per una datazione più tarda, vale a dire l’inizio del secolo XII. Tuttavia, in mancanza di un’indicazione esplicita di data, sarà prudente ascriverli alla fine dell’XI secolo o all’inizio del XII.
Il manoscritto più importante in questo secondo gruppo, dal punto di vista della storia dell’arte, trattandosi dell’unica Bibbia illustrata, è il frammento di Monaco (Munich, Staatsbibliothek lat. 13001). Come ho osservato altrove, le iscrizioni aggiunte in molti dei margini ci informano sul fatto che fu donato al monastero di S. Aurelio di Hirsau dall’imperatore Enrico IV, fornendo un terminus ante quem nel 1105 o 1106, gli anni appunto dell’abdicazione e della morte. Scrittura, iniziali e illustrazioni insieme propendono per la localizzazione umbro-romana. 
La scrittura, di diverse mani, è la stessa carolina riscontrata nel primo gruppo, e la relazione tra le iniziali del secondo gruppo e quelle dei manoscritti precedenti è piuttosto stretta. Si incontrano le stesse caratteristiche geometriche, inclusi gli stessi motivi nel riempimento delle aste - la foglia a ventaglio e la rosetta stilizzata, e gli intrecci, particolarmente frequenti - e le stesse terminazioni a foglie e a ciuffi. Le Tavole dei Canoni sono simili nel disegno.
Anche se alcune mani sono più esperte di altre, si tratta di una carolina molto più regolare; la sua inclinazione e talvolta il modulo stretto fanno pensare ad un prodotto della Roma urbana. Si nota, inoltre, un aumento nell’uso della s tonda alla fine della riga, indizio di una datazione più avanzata. Altri elementi concorrono alla localizzazione del codice: il minio impiegato non è più arancio chiaro ma un bel rosso mattone; nel Nuovo Testamento, molte iniziali sono più regolari nella struttura, talvolta di modulo ridotto, e di colori più chiari e brillanti; si osserva un incremento nell’uso degli intrecci, accanto alla foglia a ventaglio e alla rosetta, certamente più rari. Tutti questi elementi indicano che la Bibbia è stata completata verso la fine del regno di Enrico, all’incirca nel 1100 o qualche anno prima. 
Un grande Antico Testamento della Biblioteca Vaticana (Vat. lat. 4217 A) costituisce un punto fermo riguardo a diversi aspetti, e può essere assegnato ai primi anni del secolo XII. Probabilmente è giunto alla Vaticana da una chiesa camaldolese o da un monastero delle vicinanze di Roma, poiché contiene elementi che lo collegano a Civitella vicino ad Arsoli, nella diocesi di Tivoli, ma potrebbe essere stato prodotto a Roma.
La scrittura, di diverse mani, si avvicina più a quella della Bibbia di Monaco piuttosto che a quella della Bibbia di S. Daniele, di Ginevra o della Bibbia Palatina, e costituisce un indizio di recenziorità. Come nella Bibbia di Monaco inoltre mostra una certa irregolarità che fa propendere per un’origine romana; ma si osserva un ulteriore aumento dell’uso della s tonda alla fine della riga, e le lettere appaiono più squadrate, il che suggerisce di assegnare il codice al primo quarto del secolo XII.
Alcune delle iniziali, come la U di f. 106v, mostrano una certa grossolanità; nella F del Prologo il motivo a foglia a ventaglio nella doppia scanalatura è simile ai patterns del primo gruppo, mentre nella I della Genesi la disposizione generale degli elementi richiama gli stessi motivi; il rotolo centrale è lo stesso, e le terminazioni si rifanno alle foglie rampicanti ottoniane.
Ma alcune delle iniziali, come la P di f. 55v e specialmente la F del Prologo e la I della Genesi, denotano un’accuratezza che presagisce ai successivi lavori. Inoltre ci sono nuovi elementi del disegno che sono ripetuti o ulteriormente sviluppati in manoscritti che mostrano evidenti segni di recenziorità. C’è una generale diminuzione dell’uso della foglia a ventaglio e della rosetta, un aumento nell’uso degli intrecci - nella I della Genesi ad esempio gli intrecci sostituiscono interamente altri motivi decorativi, e la sua suddivisione in scomparti costituisce un nuovo punto di partenza che riapparirà successivamente in maniera molto più accentuata. Sia nella F che nella I il motivo base è meno pesante rispetto ai precedenti, in qualche modo semplificato, e la terminazione superiore della F elimina le foglie rampicanti ottoniane e presenta un nuovo motivo che ricorre nei manoscritti di questo gruppo. Si nota inoltre un aumento nei compendi che riguardano le piccole capitali a lato delle iniziali, e il minio di color rosso mattone. Queste caratteristiche definiscono il secondo gruppo e lo assegnano ad un periodo di qualche anno posteriore rispetto al primo gruppo.
Vicino a questo gruppo per quanto concerne le iniziali è un Antico Testamento frammentario (Biblioteca Ambrosiana B 47 inf.). La doppia scanalatura è impiegata nella traversa della F del Prologo (la I della Genesi è andata perduta), in cui il motivo a foglia a ventaglio nella parte superiore è quasi identico e il disegno della terminazione superiore è simile al motivo base. Ma le scritture sono qui più regolari, e le iniziali in qualche modo più avanzate. Nella parte superiore della F sembra quasi che intere sezioni di intrecci della I del Vat. lat. 4217 A siano state inserite in due punti, mentre nel motivo base si nota un lieve sviluppo elaborativo, che continuerà nei manoscritti del gruppo successivo. Per di più, questo manoscritto contiene il primo esempio di una pagina incipitaria incorniciata, un elemento che diventerà la norma nei successivi manoscritti del XII secolo, e che suggerisce la recenziorità di questo manoscritto rispetto agli altri dello stesso gruppo.
Da assegnare probabilmente allo stesso gruppo è un’altra Bibbia atlantica, Vat. lat. 10511, completa. Nel 1900 questa Bibbia fu spostata dalla cattedrale di Bovino, vicino a Foggia, insieme ad un’altra (Vat. lat. 10510): Quentin, grazie ad un’analisi testuale accurata, si convinse che questa fosse più recente della prima. Tuttavia, non solo le sue affermazioni sono state messe in dubbio dall’analisi condotta da altri studiosi, ma le iniziali e la scrittura la assegnano a non meno di un quarto di secolo prima. La Bibbia restò a Bovino almeno fino al 1218, data presente in una nota marginale che dà notizia della dedicazione della chiesa di S. Marco nella medesima città. Il manoscritto fu copiato in prossimità degli altri del gruppo, cioè nella regione umbro-romana, ma non è sicuro che questa zona debba comprendere anche i dintorni di Foggia - la Bibbia potrebbe essere stata copiata a Roma o poco più a nord e portata a Bovino piuttosto presto.
La scrittura è una grezza carolina romana con tracce di miglioramento come nelle altre Bibbie del gruppo, da assegnare non molto oltre il volgere del XII secolo. Le iniziali e le Tavole dei Canoni sono molto simili a quelli delle altre Bibbie, mentre la pagina incipitaria e la F del Prologo sono andati perduti. Nella I della Genesi le aste sono riempite con un intreccio che cambia colore senza suddivisione in scomparti, un espediente usato in uno dei testimoni più antichi, la Bibbia di Ginevra, mentre la terminazione superiore e il motivo base sono identici ad altri del secondo gruppo.
Ad ogni buon conto, si possono ravvisare qui segni inequivocabili di progresso: innanzitutto, un certo numero di iniziali geometriche appare con riempimenti a foglie negli interstizi. Questi riempimenti sono buoni indicatori della datazione, perché sono completamente ottoniani nel carattere, ripresi dalle iniziali ‘ottonizzanti’ del secolo X. Inoltre per la prima volta le iniziali geometriche sono accompagnate da iniziali a barra piena. Questi elementi inducono ad assegnare la Bibbia ad un periodo leggermente successivo alle altre, anche se le somiglianze nelle iniziali la legano indubitabilmente al gruppo II.

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