sabato 7 maggio 2011

Lo stile 'early geometrical' (5b)

(Garrison, Studies I, pp. 57-60)

A presentare prova di una certa conflittualità nella datazione è una Bibbia atlantica frammentaria di Roma, Biblioteca Nazionale, Sess. 1. La scrittura è certamente romana dell’inizio del primo quarto del secolo, trattandosi di una carolina tarda che mostra, in alcune mani più di altre, tracce della primitiva irregolarità. Con la scrittura, gran parte delle iniziali e le Tavole dei Canoni concordano nello stile: sono early geometrical, abbastanza grandi e grossolane, con terminazioni a foglie e a ciuffi particolarmente sviluppate, e la foglia a ventaglio e la rosetta sono abbastanza frequenti nei riempimenti. Ci sono anche iniziali a barra piena, primitive nel carattere dal momento che le barre sono gialle e blu, invece di gialle e rosse, talvolta solo blu, e che i riempimenti degli interstizi sono decisamente ottoniani: questi elementi assegnano la Bibbia ai primi anni del secolo.
Ma al f. 180 c’è un’iniziale di un nuovo stile geometrico - uno stile che si diffonde nella transizione che inizia circa nel 1125. I suoi principali tratti distintivi sono le barre strette e i lunghi nodi utilizzati come riempimento delle barre. L’iniziale sembra suggerire, rispetto alla regola secondo cui il manoscritto viene datato a partire dalla sua caratteristica più recente, di datare il codice all’inizio del periodo di transizione. Tuttavia, non solo questa iniziale rimane del tutto isolata, ma va detto anche che il nuovo stile è tracciato rozzamente, quasi a tentativi. Sembra più ragionevole considerarla una manifestazione prematura, presa a caso da qualche fonte tra le prime - il motivo che sarà perfezionato nella fase di transizione è ripreso da modelli precarolingi - e datare la Bibbia, a partire dalle caratteristiche predominanti, non troppo tardi entro il quarto di secolo, all’incirca nel periodo della Bibbia di Genova, o qualche anno prima.
Approssimativamente contemporanea alle Bibbie di Genova e di Parma e della stessa origine è un’altra Bibbia atlantica, come le precedenti aniconica, della Biblioteca Nazionale di Napoli (cod. VI. AA. 21). Le scritture qui mostrano una considerevole variazione, l’ultima delle quali rimanda senza dubbio alla regione umbro-romana e al primo quarto del XII secolo; a questa datazione e localizzazione si accorda la natura delle iniziali early geometrical e a barra piena, così come le Tavole dei Canoni.
Il Vaticano possiede un Passionario atlantico composto di due parti principali, la seconda leggermente anteriore della prima (Vat. lat. 6074), che riveste una particolare importanza sia perché le illustrazioni nella prima parte furono eseguite da uno dei maestri della Bibbia del Pantheon (Vat. lat. 12958), discussa sotto in relazione al transitional geometrical, sia perché è stata, a giudicare dal programma agiologico, probabilmente prodotta per un monastero o una chiesa della regione umbro-romana, ma forse nella regione umbro-marchigiana o nella vicina Emilia, essendo quest’ultima, nel XII secolo, in stretto e costante contatto con Roma, e quindi da considerare un tutt’uno con questa. La prima parte del codice verrà esaminata più avanti, nello studio dedicato alle iniziali middle geometrical. La prima parte, che non è illustrata ma miniata, presenta una scrittura carolina regolare che la pone nel periodo medio-finale del primo quarto di secolo; ma le sue iniziali si trovano allo stesso stadio di sviluppo dei codici già considerati, essendo abbastanza grandi e rozze. Devono essere state ‘in ritardo’ quando questa parte del Passionario è stata scritta, o più probabilmente eseguite da un miniatore anziano. Si trovano sia iniziali geometriche che a barra piena, entrambe con frequenti riempimenti degli interstizi di natura ottoniana. Da notare, in questa parte del Passionario, è un espediente che ricorrerà diverse volte in codici del periodo, che consiste nel porre tutte le lettere dell’incipit di una sezione di testo in piccole capitali a lato della grande iniziale - la grande iniziale geometrica e le piccole lettere capitali a barra piena.
A mostrare un grado più avanzato di sviluppo sia nella scrittura che nelle iniziali, e a fornire una chiave capace di stabilire la sequenza evolutiva dello stile è l’importante Bibbia illustrata di S. Cecilia (Città del Vaticano, Barb. lat. 587). Ho già argomentato gli elementi anche storici che dimostrano come la Bibbia sia un prodotto del monastero adiacente alla chiesa di S. Cecilia; conseguentemente si può estendere lo stile all’intera Roma. La datazione al primo quarto del XII secolo è dedotta dalla scrittura e dalle iniziali, che suggeriscono di restringere l’arco cronologico tra il 1110 e il 1125.
Diverse mani hanno contribuito alla copiatura di questa Bibbia: tutte mostrano una notevole regolarità e calligraficità tipiche dell’inizio del XII secolo, e nessuna è stata educata alla tipica ‘decadenza’ romana del tardo XI secolo. E neppure sembrano stati influenzati dalla minuscola di Farfa di Gregorio di Catino, che apparentemente ha in un primo momento influenzato lo scriptorium di S. Cecilia. Le scritture rappresentano una rottura con ciò che l’ha preceduta nel monastero, un ritorno diretto ai modelli carolingi. Allo stesso tempo, uno o due degli scribi suggeriscono, in una nuova, solida e squadrata costruzione delle lettere, di essere stati influenzati in qualche modo dalla scrittura transalpina della grande riforma, o dal suo adattamento italiano - si ricorderà che esempi della vera scrittura riformata in Italia sono databili fra il 1114 e il 1119-24.
Con il carattere della scrittura, lo stile delle iniziali si accorda perfettamente. Le iniziali geometriche, pur conservando tutti gli elementi anteriori del disegno, sono molto più accuratamente eseguite delle precedenti. Tendono ad essere raffinate nella struttura e nei dettagli. Gli intrecci sono utilizzati come riempimenti delle barre, con la quasi totale esclusione degli altri motivi - solo raramente ricorrono la foglia a ventaglio, la rosetta o la palmetta, in versioni insolitamente delicate. Le terminazioni a foglie e a ciuffi sono aggraziate, le teste animali di nuova e inventiva varietà. Ma soprattutto, nei riempimenti degli interstizi, quelli ottoniani sono quasi scomparsi, sostituiti da motivi sinuosi e naturalistici a foglia, fiori e frutti, probabilmente di ispirazione francese: questi si ritrovano con particolare abbondanza nelle iniziali a barra piena, frequenti nel codice. E un’ulteriore conferma della datazione relativamente tarda sta nel fatto che queste ultime iniziali sono tutte del tipo a barra giallo-rossa, che diventa la norma fino al declino dello stile poco dopo la metà del secolo - gli accostamenti precedenti del tutto assenti. Parimenti rivelatore è l’uso del colore in generale: non troviamo più i vecchi toni scuri e pesanti, ma chiari e ariosi, con predominanza di rosso chiaro, blu e verde. L’aspetto generale del codice prova che si è varcata la soglia di un nuovo, più brillante periodo, in cui le abilità del miniatore, che si sono sviluppate a partire dall’origine dello stile, sono giunte all’apice.    

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