giovedì 12 maggio 2011

Lo stile di transizione (1b)

(Garrison, Studies, 85-87)
Ad introdurre la transizione nella regione umbro-romana è un’importante Bibbia illustrata del Vaticano (Vat. lat. 12958) alla quale si può accostare, sia per la scrittura che per le iniziali, un Antico Testamento non illustrato della Stiftsbibliothek di Admont (cod. E). Questi due esemplari sono stati probabilmente miniati dalla stessa mano e nello stesso scriptorium. Ad essi si avvicina un terzo codice, una Bibbia atlantica in due volumi della Bibliothèque Nationale a Parigi (lat. 50/104), che contiene due illustrazioni che, se non eseguite nello stesso scriptorium, sono state imitate a partire da quelle ivi eseguite. Legata a questa Bibbia per le iniziali, ma in particolare per il fatto che il miniatore è uno degli artisti responsabili della Bibbia vaticana, è la prima parte di un Passionario della stessa Biblioteca (Vat. lat. 6074), che sarà considerato in relazione allo stile middle geometrical.
La Bibbia vaticana, che è completa ma con lacune, venne utilizzata almeno fino al XV e XVI secolo nella chiesa romana di Santa Maria rotonda, o Santa Maria ad Martyres altrimenti nota come il Pantheon, ed è, conseguentemente, chiamata Bibbia del Pantheon. Nell’ultima pagina, in una mano probabilmente del XV secolo, è stata apposta la nota: haec est biblia ecclesie beate marie rotunde de urbe, e sotto: anno santissimi iubilei 1650 a sanctissimo papa Innocentio X amor (?) rev. dom. Nicolaus Verdura cuius ecclesie sacristano. Le iniziali in questa Bibbia sono senza dubbio umbro-romane e forse della stessa Roma. Anche se gli elementi non sono incontrovertibili, la scrittura può essere un indizio a conferma della produzione nella Roma urbana; ma soprattutto le sue illustrazioni, come ha osservato il Toesca, sono umbro-romane. Sono realizzate da quattro diverse mani e si può specificare inoltre che la prima e più esperta mano presenta caratteristiche tipiche dell’Urbe. Le complesse relazioni con la regione umbro-romana lasciano pochi dubbi sul fatto che la Bibbia sia stata prodotta lì, e probabilmente nella stessa Roma.
La scrittura, assegnabile a diverse mani, si discosta poco dall’ultima scrittura della Bibbia di Todi (Vat. lat. 10405), considerata appartenente dello stile early geometrical. Molte di esse sono scritture riformate, e del tipo definito qui ‘di transizione’; in numero minore sono scritture che denotano una notevole irregolarità, soprattutto nelle m e n con ultimo tratto rigirato all’interno, tipico dei primi esempi romani. Molte presentano, a gradi variabili, reminiscenze della carolina in una certa rotondità delle forme e nella tendenza all’allungamento della s diritta, della r e della f sotto al rigo. La più avanzata diventa la norma abbastanza presto, nel secondo quarto del secolo.
Quanto questa Bibbia sia legata a ciò che la precede è evidente non solo dalle scritture, ma anche dalla I della Genesi, che è completamente early geometrical, dalle iniziali early geometrical disseminate in tutto il manoscritto e dal disegno delle Tavole dei Canoni, anche queste interamente early geometrical. Invero, le manifestazioni della transizione sono confinate alle cornici di talune illustrazioni, come la Crezione del f. 4v e le iniziali in taluni fascicoli. Iniziando dal f. 15, sette fascicoli mostrano iniziali con il riempimento delle barre stretto e lungo; dal f. 171, un fascicolo mostra iniziali che combina elementi di transizione con elementi più antichi in una maniera non troppo perfezionata. Ma a partire dal f. 201 (Proverbi), tre fascicoli presentano iniziali di transizione di grande bellezza e regolarità, che possono aver costituito un modello per la successiva evoluzione sia nella regione umbro-romana che in Toscana. In particolare viene fatto impiego di diverse varietà del disegno dentellato. La frequenza delle manifestazioni dello stile di transizione suggerisce di assegnare questa Bibbia ad un periodo di poco posteriore quella di Todi.
Ad aiutare nella datazione sono anche alcune iniziali a barra piena disseminate nel codice. In esse il riempimento degli interstizi è molto vicino a quello della Bibbia di S. Cecilia, ma non così variato e raffinato; ma molto spesso presentano un’importante innovazione che si incontrerà a più riprese nei codici successivi, soprattutto in Toscana: un’unica barra gialla al posto delle barre gialle e rosse più comunemente usate.
Tuttavia, la posizione del manoscritto nella sequenza cronologica è, come solitamente, determinata più esattamente dalla F del Prologo e dalla I della Genesi. La F è più avanzata della I, rispettivamente simili alla F e alla I della Bibbia di Todi, ma con differenze che sono spia di una datazione posteriore. I motivi degli scomparti della F si avvicinano fortemente ai motivi che saranno standard nel periodo middle geometrical. Gli intrecci sono di esecuzione sottile e leggera, tipici dei lavori successivi, e la rosetta stilizzata negli inserti è più leggera e calligrafica. Sia le terminazioni ad intreccio sia il motivo base si evidenziano sgargianti. Nella I l’introduzione di un intreccio a metà altezza è nuova, e prelude ai successivi sviluppi; e anche se gli intrecci di riempimento delle barre sono di tipo antico, a corpo pieno, sia gli intrecci terminali che il motivo base, che qui per la prima volta è costituito da un intreccio, sono nuovi. La forma circolare del primo si relaziona alla I della Bibbia di Perugia, che è stata datata fra il 1125 e il 1140.
Alla luce di questi dettagli sembra opportuno porre la Bibbia del Pantheon negli anni fra il 1125 e il 1140, anche se probabilmente fu confezionata nei primi anni del periodo.
La Bibbia di Admont (cod. E) fu pubblicata da Buberl nel 1911. Egli descrisse nel dettaglio, riproducendo la F del Prologo, come una iniziale a barra piena. Molte delle scritture si avvicinano a quelle precedenti, ma le reminiscenze caroline sono quasi dappertutto più forti, e un poco precedenti. Tuttavia, le iniziali sono leggermente più avanzate di quelle della Bibbia del Pantheon, e la scrittura si spiega come prodotto dei monaci più anziani. Le relazioni tra questa F del Prologo e quella della Bibbia del Pantheon sono così pregnanti, anche nei minimi dettagli, che vi possono essere pochi dubbi sul fatto che siano state prodotte nello stesso scriptorium. Ma un dettaglio fornisce un indizio per datare questa F un po’ più tardi: è stato introdotto un motivo decorativo nella barra che richiama lo stile middle geometrical a venire - una fila di piccole palmette in cerchietti - presente nella striscia sinistra del primo e terzo scomparto dall’alto e nella striscia destra dell’ultimo scomparto. Questi elementi suggeriscono una datazione almeno fra il 1130 e il 1140. 

Nessun commento:

Posta un commento