sabato 14 maggio 2011

Lo stile di transizione (1c)

(Garrison, Studies I, pp. 87-89)

La Bibbia di Parigi mostra nel volume I, nella seconda carta di guardia, la seguente aggiunta: Anno MCiii setagesimo iiii (cioè 1374) fu la fami pertutto lu mundu, et vauze lu tumenu de la granu tr. xii. La relazione con l’Italia meridionale è certa. Sotto, in una mano del secolo XIV: Pahnutius humilis servus vostre sanctitatis (sotto c’è una prova in una mano dello stesso periodo: Aphnutius). A lato di quest’ultima aggiunta, appena leggibile, in una mano leggermente posteriore: Religioso viro venerabili abbati sancti Stephani de nemore, salutem in domino. Il monastero di S. Stefano di Nemore era vicino a Squillace in Calabria. Alla fine del volume II, l’inizio dell’epistola di s. Paolo ai Colossesi è stata aggiunta in una scrittura francese, o di formazione francese, del XII secolo: aggiunta che sembra suggerire che il volume II fosse già in Francia nel XII secolo, mentre il volume I, a giudicare dalle altre note, si trovava nel XIV secolo e oltre in Italia meridionale. Ma è probabile che la scrittura dell’ultima aggiunta indichi la presenza in Italia meridionale di un monaco francese o di formazione francese. Entrambi i volumi arrivarono insieme a Parigi, e in un periodo più tardo, in ogni caso almeno dal 1622, poiché sono citati in un inventario della Biblioteca Reale.
Il primo volume non è illustrato, mentre il secondo contiene iniziali con figure, un Salomone in trono (f. 13v) e una Sapienza in trono (f. 29v). Queste illustrazioni purtroppo possono dare un modesto contributo alla datazione della Bibbia, perché sono, allo stato attuale delle conoscenze, estremamente difficili da attribuire. Non sembrano avere nulla di romano, tuttavia le strette relazioni delle iniziali con la Bibbia del Pantheon e la Bibbia di Admont assicurano che le iniziali sono di matrice umbro-romana e più probabilmente romana.
Molti diversi copisti hanno lavorato su entrambi i volumi: anche se alcuni sono più progrediti di altri, tutti adoperano la scrittura riformata degli inizi - il tipo di transizione esemplato nella Bibbia del Pantheon. Alcuni mostrano reminiscenze della carolina, più marcate nel volume II, il che indica che deve essere stato copiato anteriormente al volume I.
Tali indicazioni sono confermate dalle iniziali: predominano le iniziali early geometrical in entrambi i volumi, ed entrambi contengono iniziali di transizione in taluni fascicoli. Ma le iniziali early geometrical del volume II sono notevolmente più grossolane di quelle del volume I, e hanno forme più arcaiche che richiamano manoscritti anteriori come la Bibbia di S. Cecilia, anche se qui sono meno rifinite. La foglia a ventaglio ricorre frequentemente come riempimento delle aste; le Tavole dei Canoni presentano anch’essi caratteri arcaici; e le iniziali a barra piena, che sono abbastanza numerose nel volume, sono inaccurate e di tipo arcaico, con riempimenti a foglie ancora fortemente ottoniani. Tuttavia gli ultimi tre quaternioni, certamente parte del codice originario, presenta numerose iniziali di transizione, tutte con il riempimento dell’asta a filetto allungato tanto frequente nella Bibbia del Pantheon, elemento che contrasta con una datazione troppo anticipata del volume II.
Nel volume I le iniziali early geometrical sono più avanzate: appartengono allo stesso stadio di sviluppo di quelle della Bibbia del Pantheon e mostrano alcune delle stesse terminazione asimmetriche a fogliame. La F del Prologo e la I della Genesi, così come la cornicie della pagina incipitaria - qui, stranamente, al f. 1v (non numerato) con il Prologo che inizia al f. 2 (numerato come f. 1) - mostrano elementi di transizione, alcuni dei quali hanno il sapore del successivo stile middle geometrical. La relativa posteriorità di questo volume è evidenziata particolarmente bene dalle iniziali a barra piena, qui in una versione molto più raffinata che nel volume II, con riempimenti degli interstizi più vari e più naturalisticamente ‘francesizzanti’.
Uno studio sui dettagli della F del Prologo e della I della Genesi contribuisce a dare una visione più chiara sulla posizione cronologica del manoscritto. La relazione della F con quella della Bibbia del Pantheon, ma più specialmente con quella della Bibbia di Admont, nei motivi che riempiono gli scomparti della barra, i riempimenti, le terminazioni superiori e i motivi base sono ovvi. I riempimenti delle barre sono sono anch’essi fortemente influenzati dallo stile middle geometrical rispetto a quelle della Bibbia di Admont; il motivo base è leggermente più avanzato rispetto a quello delle altre Bibbie. I riempimenti delle barre nella F porrebbe normalmente questa Bibbia tra i prodotti dello stile middle geometrical, e certamente la rendono contemporanea ai primi esempi di questo stile: è infatti solo la particolare relazione con la Bibbia del Pantheon e quella di Admont che giustifica queste considerazioni. Come ci si aspetterebbe, la I è più conservativa nel disegno, anche se il nuovo motivo di suddivisione in scomparti è completamente sviluppato e i motivi di riempimento delle barre, come nel Pantheon I, sono interamente early geometrical.
Sembra dunque necessario, in ragione di quanto esposto sulle differenze tra i due volumi, porre il volume II un po’ prima del volume I, fra 1125 e 1135, e il primo fra 1130 e 1140.
Se questa Bibbia sia stata prodotta nello scriptorium romano che produsse le altre due Bibbie, nonostante le relazioni reciproche, non è certo: l’evidente riunione di elementi arcaici con elementi tardi potrebbe indicare uno scriptorium un po’ lontano da Roma. Oltretutto, da notare nei due volumi sono i colori fuori dall’ordinario: nel volume I molto verde chiaro e marrone, nel volume II porpora e rosso porporato, che conferisce alle iniziali un aspetto complessivo diverso da quello della Bibbia del Pantheon. Tuttavia, il punto importante è il fatto che, anche se la Bibbia è stata prodotta altrove, le sue iniziali sono pienamente umbro-romane, e più precisamente dello stile di Roma; è probabile che siano state vergate da artisti romani, anche se è possibile che si tratti di copie eseguite da miniatori locali.
Due altre Bibbie possono essere datate allo stesso periodo delle tre precedenti. Una di queste è certamente umbro-romana, e la seconda può essere attribuita alla regione con una certa sicurezza.
1. Perugia, S. Pietro, Archivio, cod. I, frammento di Antico Testamento. Sia la scrittura che le iniziali sarebbero, a tutti gli effetti, normali in un periodo precedente a quello degli altri codici considerati, per la forte presenza di elementi della carolina e per lo stile completamente early geometrical, e un poco grossolano, di iniziali e di pagine incipitarie incorniciate. Ma una grande I mostra un riempimento della barra a striscia allungata già incontrato in altri codici, elemento che impedisce di retrodatare la Bibbia, che può essere interpretata come un prodotto modesto, arcaizzante e locale dello stesso periodo. La sua presenza in Umbria contribuisce a rendere più plausibile l’attribuzione umbro-romana in base allo stile delle iniziali.
2. Siena, Biblioteca Comunale, cod. F.I.I, frammento di Bibbia atlantica. La scrittura è riformata, ma stranamente di piccolo modulo e sottile, con forti tracce della carolina regolare. Molte iniziali, come le Tavole dei Canoni (delle quali due sono andate perdute) sono early geometrical, e anche se non vi sono iniziali interamente nello stile di transizione, come in altri codici considerati, elementi della transizione appaiono frequentemente nelle iniziali early geometrical. Sulla base dello stile, il manoscritto è designato con ogni probabilità come umbro-romano, e può essere datato all’inizio del secondo quarto del secolo.
Da porre accanto ai precedenti è un manoscritto di Messina ora a Madrid (Sermones di s. Agostino, ex n° 193). Questo manoscritto è stato erroneamente posto nel gruppo early geometrical nel saggio precedente di questi Studi. Ma ulteriori fotografie hanno rivelato che, anche se gran parte della decorazione geometrica è senza dubbio dello stile early, contiene anche diverse iniziali di transizione con il tipico intreccio a filetto allungato; e anche se la scrittura è in gran parte carolina, tradisce qua e là tendenze alla transizione. Inizialmente è stata datata alla fine del primo o all’inizio del secondo quarto del secolo, ma poiché contiene un’importante illustrazione umbro-romana - che sarà oggetto di studi successivamente - vale la pena qui specificare che deve essere certamente datata all’inzio del secondo quarto, cioè fra il 1125 e il 1140.

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