lunedì 9 maggio 2011

Lo stile 'early geometrical' (6)

4. Gruppo IV. Tardo primo quarto o inizio del secondo quarto del XII secolo.
(Garrison, Studies I, pp. 62-65)

I manoscritti del gruppo IV si distinguono dai precedenti per il fatto che almeno qualche scrittura non è più in predominanza carolina ma mostra - anche se in forma inesperta e incipiente - i segni della grande riforma, che secondo gli elementi già esposti, molto probabilmente iniziò nell’Italia transappennina dal 1114 - anche se non c’è indizio del fatto che sia iniziata così presto - e che, ravvisabile ancora cinque o dieci anni più tardi (1119-24), molto probabilmente si espanse in Italia centrale circa al volgere del quarto di secolo. Inoltre, le più grandi iniziali geometriche del gruppo mostrano pienamente, rispetto al passato, un nuovo progresso verso il successivo sviluppo.
Capostipite del gruppo può dirsi una Bibbia atlantica del Vaticano (Vat. lat. 10405), donata nel 1860 dai Canonici della Cattedrale di Todi. Ad un primo sguardo, la Bibbia appare più antica di quello che è in realtà, a causa della grossolanità dello stile figurativo e di alcune iniziali e dell’aspetto arcaico di alcune delle mani. Ma altre scritture, che sono chiaramente riformate, la assegna ad un periodo precedente il 1120. Probabilmente fu copiata qualche anno dopo la Bibbia di S. Cecilia, e l’incapacità dei copisti va ascritta al centro di copia, che non doveva essere particolarmente importante. Non è affatto certo che sia stata prodotta nella regione di Todi, anche se vi sono aggiunte marginali del XIV secolo che indicano che all’epoca si trovava già in loco. La stretta vicinanza fra le sue illustrazioni e la pittura romana potrebbe indurre a ritenere che sia originaria di un luogo più vicino alla città, o anche della stessa Roma: con questa ipotesi concordano la scrittura e le iniziali.
Gran parte delle mani nella Bibbia adoperano una carolina pura, alcune delle quali più regolari di altre: ma in molte mani, e soprattutto nel primo quaternione e nelle Epistole, l’influenza della riforma è chiaramente evidente nella nuova, squadrata, solida e più aperta costruzione delle lettere.
Le iniziali, come la scrittura, variano nel grado di accuratezza: la scrittura più irregolare è accompagnata dalle iniziali peggiori, quella più calligrafica dalle iniziali più finemente disegnate; infatti la F del Prologo, la I della Genesi e la P delle Epistole, disegnate con grande abilità, si accompagnano all’esempio più avanzato di scrittura. Questa dicotomia suggerisce non solo che il copista e il miniatore fossero la stessa persona, ma che differivano ampiamente nell’età e forse nella formazione. Le iniziali rozzamente tracciate sono ben più numerose delle altre, e in esse il sottile e povero disegno degli intrecci è particolarmente evidente. D’altra parte, i migliori esempi, come la P delle Epistole, si avvicina per finezza alla S della Bibbia di S. Cecilia. Mancano iniziali a barra piena.
La posizione esatta del manoscritto nella sequenza evolutiva non è stabilita solo dalla scrittura e dall’aspetto generale delle iniziali, ma anche da dettagli nelle iniziali. Anche se i riempimenti delle aste nella F del Prologo sono interamente early geometrical, compare un nuovo motivo di suddivisione in scomparti per la prima volta in forma sviluppata - motivo che diventerà tipico nel periodo middle geometrical. Da notare in special modo che il sottile rotolo centrale è continuo attorno agli inserti squadrati e li incornicia. La I della Genesi, d’altra parte, segue nel disegno complessivo gli esempi anteriori - in stretta relazione per certi versi alla I del Vat. lat. 4217A. Tuttavia vi sono alcune divergenze: la barra è più sottile e le proporzioni e la forma della terminazione superiore sono nuove, segno del declino del rigido protocollo degli esempi anteriori - lo stesso processo si verifica anche nella Bibbia di Parma, anche se in diverso modo. In entrambe le terminazioni superiori, ma soprattutto nella F, si nota un arrangiamento nuovo degli intrecci; il motivo base della F richiama la Bibbia di Genova, ma anche, nella leggerezza delle foglie aggettanti, quella di Parma. Il motivo alla base della I è più avanzato e prelude ai successivi esempi.
Il manoscritto perciò costituisce una sorta di ponte fra il primo e il secondo quarto del secolo.
Databili allo stesso periodo sono due manoscritti della Biblioteca Nazionale di Madrid, perché mostrano lo stesso accostamento di iniziali early geometrical nella forma avanzata con varie scritture, la più avanzata delle quali è quella della riforma. In essi troviamo i primi due esempi di un consistente gruppo di manoscritti italiani da assegnare all’Italia centrale che si trovavano nella Cattedrale di Messina e che sono stati portati a Madrid poco dopo il 1711 dalla collezione dello spagnolo vicerè di Sicilia, don Juan Francisco Pacheco y Mendoza, duca di Uceda.
La prima è una Bibbia atlantica non illustrata, completa ad eccezione di rare lacune, in due volumi (codd. 3/5). Gran parte della scrittura risale ai primi periodi della riforma. Contiene la pagina incipitaria incorniciata, la F del Prologo, la I della Genesi, le Tavole dei Canoni, tutti in stile early geometrical di tipo avanzato. Contiene anche molte iniziali a barra piena finemente disegnate, con barre del consueto colore giallo e rosso, e riempimenti degli interstizi dal disegno leggero e aggraziato, quasi completamente non-ottoniani. Questa Bibbia può essere attribuita, solo a partire dalle iniziali, all’Italia centrale, probabilmente alla regione umbro-romana, ed è databile probabilmente qualche anno dopo il Vat. lat. 10405.
Il secondo manoscritto è un commento a Matteo di s. Remigio (cod. 198), che contiene solo poche iniziali early geometrical, avanzate nella forma e di colore chiaro, e molte iniziali a barra piena simili a quelle del manoscritto precedente. Nella carta di guardia iniziale è vergato un privilegio papale indirizzato al vescovo di Messina e datato 1131, che non solo suggerisce che il codice si trovasse già a quella data a Messina, ma fornisce anche un probabile, anche se non certo, terminus ante quem per il codice.
Un altro manoscritto di Messina ora a Madrid (ex n° 198), Sermones di s. Agostino, è da collocare con il precedente, ma poiché non l’ho esaminato personalmente, non sono certo di poter fornire una datazione sicura: una illustrazione a piena pagina mostra s. Agostino mentre scrive e, sotto, s. Agostino in preghiera, con una cornice early geometrical, e vi sono altresì 127 inziali di stile early geometrical di aspetto tardo, che ho esaminato in riproduzione.
Da includere infine è anche un frammento di Bibbia atlantica che si trova nel Museo d’Arte sacra dell’Aquila: la scrittura è in parte una carolina pura, in parte riformata. Le iniziali e le Tavole dei Canoni sono in stile early geometrical, in stadio avanzato nelle forme e nei colori, ma dal disegno particolarmente sottile e povero, indice di una produzione decentrata dai luoghi di maggior sviluppo. Anche se non mostrano forti divergenze con il protocollo delle iniziali centro-italiane, sono chiaramente ‘derivate’, e molto probabilmente prodotte localmente: alcune caratteristiche, soprattutto l’uso della rosetta in una versione sottile e alleggerita, suggeriscono una datazione poco più tarda rispetto ai testimoni finora considerati, probabilmente non anteriore al 1130 o 1135.

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