lunedì 30 maggio 2011

Lo stile di transizione in Toscana (1b)

(Garrison, Studies I, pp. 160-162)

Il solo manoscritto fiorentino di questo gruppo a mostrare il tipo di transizione romano della scrittura - un primo segno di influenza romana e una prima indicazione della sua anteriorità relativamente agli altri manoscritti del gruppo - è un codice atlantico del monastero di S. Francesco in Agro Mugellano (o del bosco), ora nella Biblioteca Laurenziana come Mugellano 5, che contiene il commentario al vangelo di Giovanni di S. Agostino. Si tratta di un codice importante nella nostra struttura attribuzionale, poiché contiene un colophon che dimostra che fu copiato da un aretino. Sull’ultima pagina (f. 213) in grandi lettere gialle, blu e rosse, parte del codice originale, troviamo:
Explicit expositio Aurelii Augustini in Evangelium sancti Iohannis scriptor aretinus perfecerat hunc Gerardinus, Ildebrandinus pretium persolverat huius, quem caeli factor benedicat tempore cuncto.

Sotto, in capitali rosse del XV secolo, è aggiunto:
MCCCCXXXVIII hunc librum videlicet Augustinum expositiorem (sic) Evangelii Iohannis Cosma et Laurentius Iohanni de Medicis nobis fratribus ecclesiae sancti Francisci de bosco dedicaverunt.

Queste iscrizioni, assieme alle prove della presenza continuativa nella regione fiorentina, sono quasi certamente dimostrazioni che il codice fu copiato in quella regione. Si sa, inoltre, dalle iscrizioni di altri tre volumi donati dai Medici nel 1438, che si trovavano precedentemente a Castelfiorentino; per quanto riguarda il copista aretino, è possibile che il codice provenisse da lì, ma in ogni caso le iniziali sono certamente fiorentine.
La scrittura, come è stato detto, appartiene al tipo di transizione; è molto simile nelle caratteristiche a quella della Bibbia del Pantheon, che mostra la riforma nelle sue prime espressioni. La s tonda è frequente quasi quanto la s diritta a fine riga, più spesso come s ingrandita o sovrascritta, e occore qua e là nella forma consueta a fine parola all’interno della riga. Sarebbe stato normale a Roma molto presto all’inizio del secondo quarto del secolo, e rispetto ad altri punti di vicinanza tra questo manoscritto e i manoscritti di transizione dell’Urbe è da ritenere come una indicazione di una data simile.
L’indicazione di una relativa anteriorità fornita dalla scrittura è confermata da diverse caratteristiche nelle iniziali. Queste presentano strette relazioni con i codici di transizione della regione umbro-romana, mentre negli ultimi manoscritti fiorentini questa caratterisica viene meno ed emergono sempre più le peculiarità distintive fiorentine. La grande I al f. 3v mostra forti somiglianze con la F del Prologo della Bibbia del Pantheon sia nei motivi di suddivisione degli scomparti sia - elemento più importante - nei motivi di riempimento degli scomparti. Questi riempimenti sono gli stessi della F del Pantheon; il fatto che motivi early geometical siano mantenuti costituisce un legame con questa Bibbia e il suo gruppo più che con il successivo gruppo middle geometrical, dal momento che in quest’ultimo, mentre i patterns di suddivisione in scomparti rimangono gli stessi, i riempimenti diventano interamente middle geometrical. I motivi early geometrical nella I del Mugellano 5 sono oltrettutto più chiari nel colore e ancora di una esecuzione ‘a corpo pieno’ rispetto a quelli che compariranno nei successivi manoscritti fiorentini. Simili motivi early geometrical ricorrono in tutto il codice. L’intreccio a metà della barra di questa I inoltre deve essere ripreso direttamente dalla Bibbia del Pantheon. E anche il motivo base somiglia strettamente nel suo aspetto generale al motivo base di transizione del gruppo umbro-romano. Simili motivi base ricorrono in tutto il manoscritto. Un altro legame con Roma è costituito dal frequente uso del riempimento delle barre con il nodo allungato: questo da solo è sufficiente per classificare il manoscritto come di transizione, ma poiché il motivo ricorre per tutto il quarto di secolo a Firenze, fornisce una indicazione meno precisa di data di quanto non facesse nei manoscritti umbro-romani. Infine da considerare relativamente antichi sono il fogliame degli interstizi, altamente lavorato, e le teste animali meticolosamente disegnate. Questo fogliame, caratterizzato da steli composti di due linee con piccoli cerchi e punti tra di esse, mostrano forti affinità con quelli nel Passionario P+ lucchese, che è databile tra il 1130 e il 1155. Ma mentre altre caratteristiche del lucchese vanno contro una datazione troppo antica, tutto in questo manoscritto concorre a suggerire una datazione all’inizio del quarto di secolo.
Allo stesso tempo, il fiorentinismo delle iniziali è evidente: prima di tutto, i motivi romani non aderiscono con precisione al protocollo romano ma sono derivativi, rappresentano uno sviluppo che si allontana da quello, o sono esagerati in una maniera tipicamente fiorentina. Ad esempio, l’intreccio a metà barra è ripetuto alla base per la I della Genesi in un modo completamente non romano. Inoltre appaiono la tipica versione fiorentina della rosetta e del nodo allungato; e un altro motivo ricorrente da considerarsi fiorentino, come sarà dimostrato dalla sua frequenza nel gruppo, è uno speciale motivo a foglia presente nella Q di f. 202 (si veda, per esempio, lo scomparto inferiore largo della I). Un altro fiorentinismo è uno speciale tipo di iniziale, un gioco in cui le barre vuote sono riempite con tocchi sfumati di rosso o verde, mentre le foglie degli interstizi non modellate si riversano nelle barre e oltre. Queste iniziali possono essere di ultima estrazione inglese, poiché richiamano certe iniziali di Canterbury del secolo XI. Ma quello che qui importa è che, anche se ricorrono in altri manoscritti fiorentini, non si trovano da nessun’altra parte.
Nelle iniziali di questo s. Agostino si trovano molte delle caratteristiche che caratterizzeranno le iniziali dell’intero gruppo fiorentino: esse possono essere con una certa sicurezza attribuite a Firenze. Sia il carattere di transizione della scrittura e il legame mantenuto dalle iniziali con le iniziali romane di transizione, permette di assegnare il codice all’inizio del secondo quarto del XII secolo. Tutto concorre a suggerire che il manoscritto sia stato prodotto nella regione fiorentina.

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