lunedì 6 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (4a)

2. La regione fiorentina.
(Garrison, Studies II, pp. 54-56)

Una caratteristica principale dei manoscritti qui attribuiti alla regione fiorentina è la persistente sopravvivenza - anche nel terzo quarto del secolo - di motivi early geometrical e di transizione accanto ai motivi degli stili più nuovi. Solo alcuni manoscritti che contengono solo iniziali puramente late geometrical possono essere attribuiti alla regione, per un motivo o per l’altro, e tutti devono per diverse ragioni essere datati alla fine del quarto di secolo. Da notare è l’assenza di elementi middle geometrical. Si ricorderà che mentre questi erano diffuse a Firenze nel secondo quarto del secolo, dopo il pieno quarto sono diventati progressivamente più rari, eccetto forse la regione aretina. Un manoscritto late geometrical, è vero, è stato ritrovato, in cui accenni di fiorentinità sono combinati con accenni middle geometrical nelle iniziali, un Lezionario della Laurenziana, Plut. 17.39, ma la sua paternità rimane in ultima analisi incerta. Come l’Omeliario considerato prima, Mugellano 14, può ragionevolmente essere aretino o umbro-settentrionale. Solo in questo caso, la prima alternativa sembra essere leggermente più forte.
Tra le sopravvivenze early geometrical non vi sono solo i comuni riempimenti delle barre, talvolta eseguiti in nuovi modi late geometrical, più sottili, ma anche la foglia a ventaglio, talvolta anch’essa linearizzata. Tra le sopravvivenze fiorentine di transizione vi sono le versioni speciali del nodo allungato e della rosetta, quest’ultima normalmente eseguita in una maniera late geometrical, con il disegno più lineare e con più pergamena lasciata visibile. Allo stesso tempo, gran parte dei motivi late geometrical trovati altrove in Italia centrale sono diffusi ovunque. In aggiunta, appare un motivo speciale fiorentino per il riempimento degli scomparti ricurvi - più tardi distorto per riempire scomparti diritti - in cui piccoli nodi radianti sono posti uno accanto all’altro. Una speciale predilezione si può intravvedere per una versione rozza del motivo a ovolo, spesso degenerata in piccoli cerchi contigui.
In contrasto con altri centri toscani, come Lucca, la miniatura fiorentina del periodo non mostra un acuto declino nella qualità. I miniatori fiorentini non hanno mai raggiunto, è vero, le alte vette dei miniatori lucchesi, ma non sono mai caduti molto in basso. Alcune delle loro opere del terzo quarto, specialmente quelle zoomorfe, sono notevoli per abilità e raffinatezza, e qualcosa di molto simile si può dire per la miniatura fiorentina: non ha mai raggiunto ciò che ha raggiunto la miniatura lucchese, ma non è mai scesa ai livelli raggiunti da quella lucchese.
Il maestro della Bibbia di S. Francesco in Agro Mugellano. Nella Biblioteca Laurenziana si trova un frammento di Bibbia atlantica dal monastero di S. Francesco in Agro Mugellano, segnata Mugel. 2. Contiene due miniature di un illustratore il cui stile è quasi certamente fiorentino (una terza miniatura non è manifestamente della stessa mano). La stessa mano può essere riconosciuta nelle illustrazioni di un Omeliario atlantico del British Museum, Harleian 7183. Questo illustratore è quello che ho altrove battezzato maestro della Bibbia di S. Francesco in Agro Mugellano. Le iniziali in entrambi i codici mostrano per di più tanti dettagli identici che possono essere con certezza attribuiti ad una stessa mano. Se l’illustratore sia stato anche il miniatore non è certo, ma è probabile, per la intima integrazione delle figure alle iniziali, che lo fosse. Ma in ogni caso entrambi i codici devono essere stati prodotti nello stesso scriptorium. Che questo scriptorium fosse fiorentino è provato dalla scrittura e dalle iniziali.
L’identità dello scriptorium rimane, sfortunatamente, sconosciuta. Non può essere S. Francesco perché, come è stato detto prima, i Medici hanno fatto costruire questo monastero solo nel 1430 e hanno donato molti dei suoi libri nel 1438. Anche se non c’è indicazione della provenienza e della datazione della Bibbia, e anche se essa non mostra alcuna intima relazione stilistica con i codici della donazione Medici, deve essere anch’essa stata portata in S. Francesco da un altro luogo.
Che questa Bibbia sia fiorentina, a giudicare dallo stile delle illustrazioni, è tutto fuorché certo. Il suo Solomon e la Sapienza in trono ai ff. 58v e 189, così come la sua terza illustrazione, mostrano un tipo di plasticità che può essere comunemente associata a Firenze. Il tipo di volto delle due figure in trono, il loro disegno e il modellato, ripetuto identico nell’Omeliario, preludono specificamente a quelle del maestro di Bigallo, il maestro che ha affrescato le figure ad altezza piena nel muro sinistro del coro in S. Miniato al Monte, e di Margaritone di Arezzo, tutti del secolo seguente, per i quali essi, o altri del loro gruppo, costituiscono la fonte ultima più importante.
La scrittura è del tipo riformato già vista nei manoscritti middle geometrical della regione umbro-romana e nei codici fiorentini del secondo quarto del secolo, come la Bibbia di S. Maria del Fiore (Biblioteca Laurenziana, Edili 125/126). Ha un ductus moderatamente pesante, con s tonda e diritta egualmente frequenti. Normalmente è databile nel primo terzo quarto del secolo.
Le iniziali sono quasi completamente aderenti al protocollo late geometrical, sia nella struttura che nei dettagli del disegno. Solo alcune, come la grande F al f. 92, mostrano intrecci early geometrical in versione terminale come riempimenti delle barre, e solo in alcuni scomparti - una sopravvivenza che è, come abbiamo sottolineato, comune nei codici fiorentini. Molte mostrano una versione molto lineare della rosetta fiorentina, ad esempio la O della Sapienza in trono, il carattere late geometrical della quale diventa completo quando è confrontata con lo stesso motivo in manoscritti anteriori. Al f. 151 si trova una I di un disegno speciale che si vedrà ancora nell’Omeliario. A distinguere questa I è la costruzione come una colonna con un capitello elegantemente elaborato, un capitello che si incontra frequentemente in altri iniziali fiorentine, e solo in esse.
Questa Bibbia è stata molto probabilmente prodotta agli inizi del terzo quarto del XII secolo.
L’Omeliario Harley contiene sei figure di santi nelle sue iniziali. Che sono dello stesso illustratore responsabile delle due principali miniature della Bibbia Mugellano dovrebbe essere evidente dalle riproduzioni.
La scrittura è identica nel carattere a quella della Bibbia, essendo della stessa tradizione umbro-romana-fiorentina. Ma qui la s tonda supera di gran lunga la s diritta a fine riga, ed entrambe sono egualmente frequenti a fine parola in mezzo alla riga. Questo è il primo indizio che l’Omeliario è leggermente più tardo della Bibbia.
Relativa posteriorità è data anche dalle iniziali. Anche se presentano molti dettagli identici con i dettagli delle iniziali della Bibbia, inclusi gli intrecci early geometrical utilizzati come riempimento delle iniziali, questi ultimi sono di numero ridotto, e appaiono in effetti solo in alcuni scomparti isolati, essendo d’altra parte tutte le iniziali interamente late geometrical. Il  capitello elaborato della Bibbia ricorre qui diverse volte nella barra della I, e altrove il suo utilizzo sotto la traversa della T è specialmente tipico della regione, ad esempio al f. 7v, 72, 106v, 165v e 312. La versione late geometrical della rosetta fiorentina di transizione, esattamente come nella Bibbia, si ritrova anche qui. Come molti manoscritti late geometrical, questo è notevole per le numerose forme animali, inclusi pesci e uccelli.
L’Omeliario è più ragionevolmente databile qualche anno dopo la Bibbia, nel terzo quarto del XII secolo.

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