giovedì 23 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (8b)

(Garrison, Studies II, pp. 218-220)

Lo scriptorium di S. Pietro in Pozzeveri e un codice correlato. Si è già osservato che le illustrazioni nella seconda parte dei libri della Bibbia nella Biblioteca Capitolare di Lucca, cod. 2, forniscono un motivo per ritenere che fossero prodotte poco prima della metà del XII secolo nel monastero camaldolese di S. Pietro di Pozzeveri, non lontano dalla zona est di Lucca. Il pezzo chiave per postulare uno scriptorium attivo in questo monastero è tuttavia un Antifonario della stessa Biblioteca, cod. 601, poiché vi sono alcuni indizi per i quali potrebbe essere stato prodotto lì. Infatti è dalle relazioni che le illustrazioni del cod. 2 portano rispetto al cod. 601, che possono essere attribuite a questo scriptorium. Un terzo codice importante, un Passionario della stessa Biblioteca, Passionario F, e un quarto, un Omeliario della Laurenziana, cod. 17.42, sono per gli stessi elementi assegnabili allo stesso scriptorium. Infine, un Omeliario della Biblioteca Capitolare di Lucca, cod. 87, è più inesattamente da unire al gruppo. A legare tutti questi manoscritti a Lucca fondamentalmente sono forti somiglianze tra le loro illustrazioni e un’opera monumentale in situ, l’affresco a mezza altezza di S. Martino nella chiesa sconsacrata di S. Ponziano nella città.
L’Antifonario può essere attribuito a Lucca sulla base delle somiglianze che le sue illustrazioni portano con gli affreschi di S. Martino: ma è stato chiamato lucchese, in effetti, per motivi affatto differenti: per il carattere della sua liturgia e dei suoi neumi, e per una complicata catena di ragionamenti, che sebbene passi attraverso una falsa attribuzione al convento lucchese di S. Maria di Pontetetto, a sud della città, tuttavia assegna correttamente il codice alla regione. Una interpretazione più logica dei fatti rivela tuttavia la probabilità che il monastero di produzione non fosse in realtà S. Maria ma S. Pietro.
Nella prima parte di questo secolo, dom Pierre de Puniet ha riconosciuto somiglianze neumatiche tra l’Antifonario e un altro della stessa Biblioteca, cod. 603, sempre del XII secolo. L’Antifonario 603 è noto per la sua provenienza da S. Maria nel 1408, quando l’edificio fu soppresso a favore del Capitolo di Lucca. Ritenendo che la nota di possesso di S. Maria significhi che il codice è stato prodotto e decorato lì, ha suggerito, sulla base delle somiglianze neumatiche, che anche l’Antifonario 601 fosse stato prodotto e illustrato lì. Ma riconoscendo da alcuni dettagli liturgici che questo Antifonario è camaldolese e scoprendo che nello stesso anno, 1408, un importante monastero camaldolese nel territorio lucchese, S. Pietro di Pozzeveri, è stato soppresso per il Capitolo, e la sua biblioteca portata nella cattedrale, ha suggerito che pur prodotto a S. Maria fosse destinato e consegnato a S. Pietro, e che sia arrivato alla Biblioteca Capitolare da lì. In quest’ultima ipotesi è stato incoraggiato dall’omissione dell’ufficio di un santo patrono, che si sarebbe spiegata se il patrono del monastero di produzione fosse stato S. Pietro, e dalla citazione in un Inventario della Biblioteca di S. Pietro datata 1331, conservata nell’Archivio Capitolare di Lucca, di duo antiphonaria antiqua nocturna coperta corio albo veteri (sic): si ritiene che i pezzi di cuoio che ancora stanno nella coperta del codice possano essere stati chiamati ‘bianchi’.
Due legami deboli hanno viziato la catena di ragionamenti di dom de Puniet. Innanzitutto, la nota dell’Antifonario 603 non può essere ritenuta una prova che il codice sia stato prodotto a S. Maria; è solo una prova che il codice è appartenuto al convento. Il fatto che S. Maria fosse un convento femminile sembrerebbe andare contro una produzione del libro qui, poiché nessun indizio certo di scrittura e illustrazione di libri indica un monastero italiano femminile. Secondariamente, anche se l’Antifonario 603 fosse stato prodotto a S. Maria, la somiglianza dei neumi con quelli dell’Antifonario 601 non sono una prova sufficiente per dire che i due codici sono stati prodotti nello stesso scriptorium; provano solo che i due codici sono stati prodotti nella stessa regione, quella lucchese. La grande differenza nello stile delle miniature costituisce infatti un segno, anche se non una prova certa, che sono stati prodotti in due diversi centri. Inoltre, si può argomentare su basi indipendenti e più solide che l’Antifonario 601 è stato prodotto a S. Pietro.
Bisogna notare inoltre che nell’idea di dom de Puniet l’Antifonario 601 è arrivato alla Biblioteca Capitolare da S. Pietro: anche se quasi corretta, non riceve nessun supporto dall’Inventario di S. Pietro del 1331. Il rifacimento della legatura del codice nella seconda metà del XV secolo è registrata da una nota nell’ultimo foglio, e non è certo che sia sopravvissuto il vecchio cuoio. Se il presente cuoio è originale, la descrizione dell’Inventario è in definitiva irrilevante, poiché è colorato e per assurdo potrebbe non essere mai stato riferito come bianco. Al contrario, se è del XV secolo, la descrizione è parimenti irrilevante, perché non si può sapere come era l’originale.
Tuttavia, alcuni riferimenti nel ragionamento di dom de Puniet sono corretti e possono essere usati in una nuova catena, che necessita evidentemente di essere formata.
Le illustrazioni dell’Antifonario 601 sono, come è stato detto, certamente lucchesi. I neumi sono, come ha detto dom de Puniet, certamente lucchesi. Questi elementi sono prove di una presunta produzione nel territorio lucchese. L’Antifonario inoltre, come ha detto dom de Puniet, è stato prodotto certamente per l’uso camaldolese. In assenza di indicazioni contrarie - ed è stato dimostrato come l’assegnazione a S. Maria sia inapplicabile - questo fatto è una prova indiziaria che sia stato prodotto in un monastero camaldolese. Nel territorio lucchese ve n’erano solo due: S. Pietro di Pozzeveri e SS. Salvatore e Bartolomeo di Cantignano. Il primo era, come è stato detto, soppresso nel 1408, il secondo fu soppresso nel 1419. Ma mentre non sappiamo nulla di quest’ultima biblioteca, è certo che una notevole biblioteca appartenuta al primo pervenne al Capitolo di Lucca all’epoca della soppressione, poiché numerosi codici segnati come appartenenti al monastero sono ancora nella Biblioteca Capitolare, e perché tra di essi molti possono essere positivamente identificati nell’Inventario del 1331. Il fatto che lo stesso Inventario sia arrivato alla Biblioteca Capitolare può essere considerato un’ulteriore prova. Così, l’idea di dom de Puniet che l’Antifonario provenisse al Capitolo da S. Pietro può essere suffragata da prove migliori di quelle che lui stesso ha usato. Infine, il dettaglio nel suo programma usato da dom de Puniet per supportare l’ipotesi che l’Antifonario sia stato prodotto per S. Pietro, può in questo nuovo contesto essere utilizzato come prova del fatto che è stato prodotto a S. Pietro, che è l’omissione nell’ufficio del santo patrono.
Poiché l’Antifonario è certamente prodotto nella regione lucchese, poiché è stato certamente prodotto per e molto probabilmente in un monastero camaldolese, e poiché è stato quasi certamente prodotto per S. Pietro di Pozzeveri, la conclusione è che sia stato inevitabilmente prodotto a S. Pietro.
La scrittura dell’Antifonario è completamente della riforma, senza alcuna traccia delle peculiarità lucchesi precedenti. Leggermente più pesante sia di quella del cod. 2 o del Fesul. 79, presenta un aumento marcato nell’incidenza delle s tonde a fine riga - anche se altrove è ancora superata dalla s diritta - fatti entrambi da considerare normali nel terzo quarto del secolo.
Le iniziali sono quasi completamente late geometrical, con tracce qua e là di motivi di transizione, eseguite in una tecnica lineare, late geometrical. Il codice contiene poche iniziali esotiche che mostrano il disegno base a barra piena, come è conosciuto nel secondo quarto del secolo. Ma contiene anche numerose iniziali del nuovo stile calligrafico che stava gradualmente sostituendo, nel terzo quarto, le iniziali a barra piena. La loro presenza sconsiglia una datazione troppo antica.
Sembra quindi prudente datare l’Antifonario alla metà del quarto, in un momento equamente distante tra 1150 e 1175.

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