lunedì 20 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (7c)

(Garrison, Studies II, pp. 153-154)

Ad momento successivo appartengono i Moralia di s. Gregorio in due volumi e non illustrati, ma finementi miniati, ora alla Biblioteca Guarnacciana di Volterra, cod. LXI. 8. 6. Sull’ultima pagina del volume II, in una mano della fine del XIII o dell’inizio del XIV secolo, è scritto
Iste liber est venerabilis viri dni Nerli prioris sancti Cerboni diocesis Vulterri.
I volumi quindi si trovavano a Volterra non molto tempo dopo la produzione.
La scrittura è tipica del tipo qui proposto come volterrano: è decisamente differente da ogni versione fiorentina del middle geometrical - e anche più lontana dalla scrittura pisana - essendo più leggera, rotonda, più sottile e un po’ angolosa. In questo caso, inoltre, mantiene i dettagli primitivi ad un grado notevole: la s diritta supera ancora numericamente la s tonda, e la r scende in maniera persistente al di sotto della linea di base. La scrittura serve come segno principale in base al quale riconoscere la fattura non fiorentina e non pisana del codice.
La decorazione di entrambi i volumi è sontuosa. Le iniziali hanno barre d’oro con numerose terminazioni a testa di uccello. I riempimenti della barre sono meticolosamente eseguiti. Il fogliame degli interstizi, ravvivati da maschere, teste umane e figure, e con uccelli, è di grande raffinatezza.
In generale, queste iniziali sono molto vicine a Firenze. Mostrano lo stesso uso dei raffinati intrecci early geometrical come riempimento delle barre in alcune lettere, tra tutti i motivi late geometrical, simile ad un codice fiorentino come la Bibbia Mugellano, del terzo quarto del secolo (Firenze, Laurenziana, Mugel. 2). Solo qui i motivi late geometrical di accompagnamento sono molto più avanzati, uguali in effetti a quelli dell’Omeliario Harley, fiorentino, del pieno quarto di secolo (Londra, British Library, Harl. 7183). I punti di contatto più specifici con le iniziali fiorentine sono numerosi. L’intreccio a metà barra della I al f. 2v del volume I potrebbe essere stato ripreso da quello alla sommità della I della Genesi della Bibbia di S. Maria del Fiore, Edili 125/126 della Biblioteca Laurenziana: in ogni caso appartiene alla stessa famiglia. Gran parte del fogliame, come nella terminazione inferiore di questa I, e come negli interstizi della Q al f. 8v del volume II, torna al tipo altamente lavorato del secondo quarto del secolo, trovato nel Passionario lucchese P+, datato tra 1130 e 1155, e in diversi codici fiorentini, come il s. Agostino Mugellano dell’inizio del secondo quarto (Laurenziana, Mugel. 5), e la seconda Bibbia di S. Maria del Fiore (Laurenziana, Edili 127) del 1125 circa. Si tratta certo di un anacronismo all’epoca in cui fu prodotto il Moralia. La terminazione inferiore della P del f. 111 del volume I, con il suo particolare fogliame che si sviluppa dalla bocca di una testa umana è quasi una copia esatta di una dell’Omeliario Harley e molto simile alle terminazioni di un altro Omeliario fiorentino, Plut. 18.24 della Biblioteca Laurenziana, e di un altro, Plut. 17.40 della stessa Biblioteca. Queste terminazioni sono, tuttavia, molto vicine a quelle di codici contemporanei pisani, come l’Omeliario della Laurenziana Plut. 14.1, dell’inizio del terzo quarto del secolo, come anche della seconda Bibbia Casanatense, volume II, che potrebbe essere fiorentina o pisana (Roma, Biblioteca Casanatense, cod. 723). Una tale terminazione curva ‘a piuma’ come quella della I del f. 25 del vol. II deriva ovviamente da un’altra simile nella Bibbia Mugellano.
Tuttavia, che il manoscritto non è fiorentino è suggerito da diversi elementi. Innanzitutto, il contatto con le iniziali fiorentine è discontinuo e intermittente, e indica l’uso di modelli di diversi periodi. Secondariamente, i motivi pisani sono diffusi in queste iniziali. A parte le terminazioni inferiori con teste umane già citate, che potrebbero essere sia fiorentine che pisane, la particolare versione della rosetta a otto petali nella Q, come anche i motivi a crocetta nella P del f. 93v, possono essere considerati pisani. Entrambi ricorrono in tutti e due i volumi. Questa circostanza potrebbe essere spiegata nelle iniziali fiorentine come appartenenti all’influenza pisana. Ma la presenza di elementi che non sono fiorentini né pisani indica qualche altro centro. Si tratta dello sviluppo esotico degli intrecci delle terminazioni superiori, fino ad arrivare all’amorfismo, come nella P e nella I, che eccepisce da ciò che è stato trovato a Firenze o a Pisa, e indica un’esecuzione provinciale. Il diamante a mezza altezza della I è inoltre molto più sbrigativo rispetto alle sue controparti in questi centri, e il disegno complessivo, come quello della I dei ff. 1, 53 e 120 del volume I, sebbene apparentemente legato alle I fiorentine, sembra piuttosto di derivazione.
In maniera decisiva la scrittura, quindi, ma anche la combinazione di elementi fiorentini e pisani nelle iniziali, certi dettagli grossolani e derivativi, così come l’uso di modelli diffusi, tutto questo indica una produzione lontana dalla regione fiorentina e pisana. La sola altra regione che viene ad essere considerata è quella di Volterra, dove il manoscritto, come si è visto, è stato conservato tra la fine del XIII secolo e l’inizio del XIV. Questo codice dei Moralia può anche essere stato prodotto, a giudicare dai singoli elementi, lungo il terzo quarto del secolo.
         

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