giovedì 9 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (4d)

(Garrison, Studies II, pp. 60-64)

I maestri Marturi e due codici ad essi legati. Certamente fiorentino come i manoscritti illustrati dai maestri della Bibbia di S. Francesco in Agro Mugellano e del Sacramentario Morgan, e come tutti i manoscritti legati ad essi, è il Salterio devozionale proveniente da S. Michele a Marturi, ora alla Laurenziana come Plut. 17.3. Ho altrove argomentato la storia di questo codice, cercando di far luce sulle tradizioni erronee cresciute riguardo alla data e al luogo di produzione, e nella Pictorial History all'inizio di questo saggio degli Studies ho trattato brevemente delle sue ilustrazioni e delle circostanze che lo collegano a due altri codici: un Lezionario un tempo nella Cattedrale fiorentina e ora alla stessa Biblioteca come Edili 141, e un Omeliario Plut. 18.24. Questi tre codici evidenziano certe affinità anche nelle iniziali. Ma a dispetto di queste relazioni non sono stati tutti e tre prodotti nello stesso scriptorium. Il Salterio devozionale è stato prodotto quasi certamente nello stesso monastero di S. Michele. Il Lezionario potrebbe essere stato copiato là. Ma l'Omeliario presenta indizi interni di una produzione in Toscana occidentale: i suoi miniatori, come del resto gli illustratori, semmai si trattasse di personaggi diversi, potrebbero essere fiorentini o pisani sotto forte influenza fiorentina.
Che il Salterio sia stato prodotto per l'uso toscano è suggerito dal suo Santorale, che comprende preghiere per due dei quattro santi toscani, S. Cerbone e S. Miniato. Che fosse destinato all'uso fiorentino è anche accertato da una preghiera per s. Romolo (2 luglio); e che fosse stato prodotto per S. Michele a Marturi è probabile grazie a una preghiera per s. Bononio o Bolonio (30 agosto), primo abate del monastero. Il calendario iniziale, parte del codice originario, è anche più esplicitamente fiorentino, poiché alla lista dei santi già menzionati aggiunge s. Zenobio il 25 maggio, un'ulteriore indicazione fiorentina, come anche s. Gaudenzio di Fiesole il 26 novembre. Dal momento che non vi è alcuna ragione di ritenere che il Salterio sia stato prodotto altrove, si potrebbe dire con certezza, anche senza la corroborazione delle iniziali e delle illustrazioni, che non solo il codice è stato prodotto per, ma anche nella regione fiorentina.
La scrittura è del tipo riformato middle geometrical comune a Firenze. Qui le s tonde a fine riga sono divenute comuni, comparendo in tutte le tre forme: come lettera normale, come s alta, e come lettera sovrascritta, ma non è costante nella riga a fine parola. Questa scrittura è la norma nel terzo quarto del secolo.
Tutte le iniziali nel disegno appartengono al protocollo late geometrical. Gli sfondi sono dappertutto; nelle lettere più grandi sono enfatizzati da una grande estensione ed elaborazione, spesso ornati da una ricca ed elegante decorazione. Tracce degli stili geometrici precedenti sono presenti nelle iniziali più grandi e importanti, nella forma di riempimenti delle barre ad intreccio eseguiti in rosso e blu e illuminati con il bianco, e anche motivi geometrici di transizione occorrono frequentemente, specialmente il riempimento delle barre a nodo allungato. Ma molte iniziali sono completamente late geometrical anche nei dettagli, con riempimenti lineari e di semplice concezione. Tutte le iniziali hanno barre d'oro, e molte di esse hanno anche sfondi d'oro, una combinazione straordinariamente sontuosa. Contro questi sfondi d'oro sono ben delineate foglie a colore pieno di tipo gallicizzante. La natura gallicizzante del fogliame in una lettera come la B al f. 24v è tipica; è evidentemente di una linea totalmente differente da questa, per esempio, la piccola D al f. 155, che è puramente centro italiana. Questi riempimenti francesi attestano l'utilizzo di modelli francesi o di loro primitivi adattamenti italiani.
Caratteristiche comune a due dei tre codici, o a tutti e tre i membri del gruppo, sono la predilezione per una versione tardiva del motivo a foglia a ventaglio come riempimento delle barre, la ricorrenza dell'intreccio early geometrical e del nodo allungato di transizione, così come il nuovo motivo a nodo radiante, e la struttura generale di certe lettere, come la M e la A.
Il Salterio può con una certa sicurezza essere datato, come ho già indicato, alla metà del secolo o qualche anno più tardi.
Il Lezionario per la Cattedrale fiorentina contiene un'indicazione di Firenze nell'agiologia: un'omelia per s. Romolo. Ma il suo fiorentinismo, come è stato detto, è confermato sia dalle iniziali che dalle illustrazioni.
Le scritture sono middle geometrical e della stessa pesantezza dei codici precedenti. La s tonda è frequente a fine riga e in mezzo alla riga a fine parola. Si nota qui in particolare un notevole aumento delle abbreviazioni - fenomeno che diventerà l'atto di nascita della scrittura gotica, e certamente da considerare come segno della relativa recenziorità.
Quasi tutte le iniziali sono totalmente late geometrical: ci sono intrecci early geometrical solamente in singoli scomparti qua e là, come nella grande P del f. 1 e in altre P ai ff. 135v e 136. Ma c'è un cambiamento di miniatore al f. 129; le iniziali nella prima parte sono molto più raffinate - di certo sono tra le più raffinate iniziali late geometrical mai create. Le barre presentano filetti nero e arancio che si rincontrano in altri manoscritti toscani, sia pisani che fiorentini. Alcune delle foglie degli interstizi sono di un carattere particolare già incontrato in manoscritti fiorentini (Bibl. Laur. Mugel. 5 e Edili 127) e che si ritroveranno in altri (Plut. 18.24, 17.40 e 20.2), in cui i racemi sono sfumati attraverso bande colorate, che conferiscono un'apparenza di alta lavorazione, che è stata vista con largo anticipo nel Passionario lucchese P+, databile tra il 1130 e il 1155. Molte iniziali sono ravvivate con teste e maschere, uccelli e animali notevolmente disegnati, di cui alcuni uccelli e animali sembrano del tutto surrealisti nella concezione - precursori di Hieronymus Bosch. Il particolare uccello con le ali spiegate, utilizzato in una iniziale T, come si vede nel codice, può con ogni probabilità essere considerato un fiorentinismo, poiché si ritroverà ancora non solo nell'Omeliario legato a questo codice - in una versione notevolmente più raffinata - ma anche in un altro manoscritto fiorentino, un Commento al vangelo di Giovanni di s. Agostino nella Bodleian Library di Oxford, Canon. pat. lat. 147. Infine da notare sono i riempimenti delle barre verde e rosso sfumati in alcune iniziali, che richiamano quelle del Passionario Strozzi e di altri manoscritti fiorentini considerati.
Il Lezionario è assegnabile al tardo quarto di secolo.
L'Omeliario appartiene ad un piccolo gruppo della Laurenziana, che comprende un Omeliario probabilmente pisano, Plut. 14.1, e un Omeliario lucchese, Plut. 17.42, che contengono identiche note di possesso del XII secolo. Nel Plut. 18.24 le note occorrono ai ff. 1 e 263v. Le più leggibili sono le seguenti. [ecclesie sydensis] [iste omilie sunt ecclesie sydensis]
La prima parola è certamente ecclesie. Bandini suggerisce di leggere il secondo termine Sydensis o Medensis. Ma non solo questi due toponimi sono insoddisfacenti dal punto di vista ortografico, ma per di più non corrispondono ad alcun luogo. Esperti paleografi consultati hanno fallito nel concordare una lettura corretta. Un suggerimento più plausibile è Sardensis. Ma mi sembra abbastanza chiaro che la parola è in realtà Gradensis e che i codici possono essere stati nel XII secolo nella importante chiesa pisana di S. Pietro a Grado. A risolvere il problema in questa direzione bisogna ricordare che quando i fiorentini catturarono Pisa all'inizio del XV secolo (1406) portaro via tra l'altro una grande quantità di libri - questa è di fatto la ragione principale per la quale Pisa è oggi quasi completamente spoglia di importanti manoscritti. C'è in ogni caso una buona possibilità che i tre codici provengano da Pisa.
Ma l'Omeliario che stiamo considerando contiene in aggiunta una chiave importante in una nota che riguarda alcuni contribuenti al costo originario del codice, che lo lega a Pisa o a Lucca. Al f. 264 c'è la seguente aggiunta:
Ad hunc librum dedit Ildebrandus filius qn. Tahetti (o Taketti) per remedio anime fratris sui Falconi sol. 19 cuius anime Deus et beatus Petrus eternam requiem tribuat. Pro anima Petri de via Methzana dedit Potus frater eius huic libro sol. x. Ubertus deus filius Rustici de Massa et Tignosus filius Purpurelle dederunt huic libro pro decima vi sol.
Ora i due toponimi, via Mezzana e Massa, possono essere considerati riferiti a due città nella regione dei monti pisani, che si trova al confine fra le regioni pisana e lucchese. Vi sono molti luoghi lì che si chiamano Mezzana. Ma una si trova vicino a Bagni S. Giuliano sul lato pisano, e una strada collega S. Giuliano con Massa Pisana: è dunque possibile che si tratti delle città menzionate in nota. Contro questa identificazione sta il fatto che questa Mezzana, come mostrano indizi attualmente reperibili, non è mai chiamata Via Mezzana. D'altra parte, in molti documenti lucchesi ci si riferisce alla Via Mezzana: si trova vicino a Pontetetto nel lato lucchese dei monti. Inoltre, una Massa Macinaia si trova non lontano, un po' più in alto sulle colline: sembra più probabile che siano queste le città cui ci si riferisce. Questo non stabilisce che il monastero nel quale il codice fu copiato si trovi in territorio lucchese o pisano. Il confine tra i due stati, costantemente in guerra, era piuttosto fluido, ed è perfettamente possibile che quando il codice fu prodotto la regione attorno alla Via Mezzana e Massa Macinaia avesse le sue relazioni sia con Pisa che con Lucca. Così è anche possibile che i personaggi menzionati non vivessero più nelle città di origine - l'aggiunta di questi toponimi è spesso prova di una residenza esterna. Ma come che sia, la regione generale del monastero emerge chiaramente dalle aggiunte.
Il santorale dell'Omeliario contiene, accanto a sermoni per i santi e le festività maggiori, due sole altre omelie, una per s. Martino e una per s. Frediano, i due santi più importanti di Lucca. A prima vista sembrerebbero indicazioni di Lucca. I due santi erano in effetti anche venerati a Pisa, dove c'è una chiesa dedicata al primo. Ma sulla base di quest'unica indicazione sarebbe poco saggio porre lo scriptorium in territorio lucchese. Inoltre contro questa soluzione c'è il fatto che le illustrazioni non possono essere legate in alcun modo a Lucca. Se siano opera di fiorentini o di pisani sotto stretta influenza fiorentina non può essere stabilito in maniera definitiva. Ma quello che è importante qui è che sono principalmente legate ad un complesso di stili fiorentini.
Alcune delle scritture somigliano molto al tipo di transizione di Pisa. Ma molte di più assomigliano al tipo middle geometrical tipico della regione fiorentina. Anche questo indica un altro luogo rispetto a Lucca, ma non contribuisce a propendere per Pisa o Firenze.
Lo stesso si può dire delle iniziali. Indicano lontano da Lucca verso Pisa o Firenze - ma più probabilmente verso quest'ultima. Non è irragionevole supporre che gli illustratori fossero anche i miniatori, o al limite che avessero la stessa origine. Le iniziali sono particolarmente raffinate. La grande maggioranza sono iniziali late geometrical completamente sviluppate, allo stesso stadio di sviluppo di quelle della Bibbia di Calci; ma mentre nella Bibbia non vi sono tracce di stili precedenti, in questo Omeliario le iniziali grandi mantengono riempimenti delle barre early geometrical, e si vede anche una forte mescolanza di elementi di transizione, di cui è specialmente usato il riempimento delle barre a nodo allungato, sia nella versione umbro-romana che in quella fiorentina. Molti dei riempimenti degli interstizi sono altamente elaborati, richiamando in questo e nel disegno i riempimenti a fogliame dei manoscritti lucchesi e fiorentini già menzionati. Abbastanza curiosa, una I al f. 209 mostra un soggetto raro disegnato già nel Passionario P+ lucchese, una volpe alla base che anela ad un gallo posato sulla sommità. Infatti un'influenza lucchese sui miniatori fiorentini e pisani del periodo è possibile. Il codice contiene infine iniziali zoomorfe di grande ricchezza e abilità nel disegno e nel colore: grande sontuosità è raggiunta soprattutto negli uccelli. La T del f. 133, particolarmente raffinata, è probabilmente una indicazione fiorentina.
L'Omeliario quindi, prodotto in un monastero lucchese o pisano, è stato miniato e illustrato da fiorentini o da pisani sotto la forte influenza fiorentina, nel terzo quarto del secolo.

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