giovedì 16 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (5e)

(Garrison, Studies II, pp. 104-106)

In altri due manoscritti da attribuire qui a Pisa, il Salterio della Biblioteca Laurenziana di Firenze, Acq. e Doni 181, e un Antico Testamento atlantico della Biblioteca Guarnacciana di Volterra, cod. LXI. 8. 7 (1), si evidenzia un terzo stile di iniziali. Il Salterio è certamente un poco più tardo della Bibbia, ma dal momento che fornisce il terreno di attribuzione di entrambi i manoscritti a Pisa, piuttosto che a Firenze o a Volterra, deve essere considerato per primo. Il Salterio mostra un conflitto apparente tra gli indizi agiologici presenti nelle litanie e quelli presenti in un Calendario in apertura. Le litanie, eccetto un dettaglio divergente, sono fortemente fiorentine, mentre il Calendario è fortemente pisano. Il Calendario a dire il vero è in un fascicolo separato, ma è vergato senza dubbio dalla stessa mano del corpo del Salterio, ed è, contrariamente a quello che è stato talvolta detto, illustrato dallo stesso maestro. Apparentemente è una parte integrante del codice, e non può essere separata come un'aggiunta posteriore. Poiché la scrittura è probabilmente pisana e le illustrazioni sono sono molto probabilmente pisane, sembra possibile, specialmente alla luce del dettaglio divergente delle litanie, considerare il manoscritto come pisano e postulare la teoria di annoverare la litania come fiorentinismo in generale.
I santi significativi della litania sono Romolo, Miniato, Zenobio, Salvi e Cerbone. Miniato e Cerbone sono da considerare come toscani in generale. Ma Romolo e Zenobio sono indicazioni decisamente fiorentine. Anche Salvi indica Firenze, anche se compare altrove, così che sebbene non sia possibile includerlo nelle indicazioni certamente fiorentine, è tuttavia maggiormente frequente nei codici fiorentini. Va considerato che una chiesa importante e un monastero a Firenze erano dedicati a lui. Allo stesso tempo, si verifica una completa assenza di santi peculiarmente pisani, cosa che pare strana se il codice è pisano.
Nel Calendario, d'altra parte, le indicazioni sono completamente pisane. La comparsa di s. Torpete il 29 aprile deve essere lasciato da parte come indicazione toscana in generale - è celebrato anche a Lucca e appare raramente in libri liturgici fiorentini. Ma il 26 settembre c'è un'aggiunta originale per la dedicazione della chiesa di S. Maria, che si riferisce senza dubbio, come è stato detto altrove, alla cattedrale di Pisa, dal momento che è noto da fonti indipendenti che la cattedrale era dedicata in questa data. Inoltre, il 18 ottobre c'è una indicazione nella mano originale: dedicatio ecclesie s. Pauli. Come altri hanno sostenuto, questo item suggerirebbe S. Paolo a Ripa d'Arno a Pisa. Fonti indipendenti dicono che il 18 ottobre 1148 (1149 stile pisano) Eugenio III ha consacrato l'altare principale della chiesa, evento che può essere accettato come dedicazione. L'indicazione suggerisce che il codice sia stato prodotto per S. Paolo, e fornisce un terminus ante quem per la copiatura.
Conferme della copiatura per S. Paolo si possono vedere nel dettaglio divergente delle litanie, che è la marcatura del nome di s. Paolo con un piccolo II romano, indicazione del fatto che il nome fosse da pronunciare due volte.
La fattura pisana è suggerita inoltre dalla scrittura, che è del tipo di transizione nella modificazione da parte dello stile middle geometrical influenzata dai codici pisani: qui la scrittura è di tipo tardo, pesante, che mostra perfino una leggera goticizzazione. Si nota inoltre un considerevole aumento nell'uso delle abbreviazioni, anch'esso segno di posteriorità. Questa scrittura sembra tipica dell'ultimo terzo quarto e dell'inizio dell'ultimo quarto del XII secolo.
Anche le illustrazioni sono probabilmente pisane, e presentano qualche somiglianza, a giudizio del Toesca, a quelle della Bibbia di Calci, anche se la somiglianza risiede piuttosto nella generalità piuttosto che nella particolarità e non è sufficiente per una attribuzione certa. Anche se le parti piene sono legate nella loro completa plasticità a quelle della Bibbia, la loro tecnica e i dettagli delle loro forme sono diversi. I colori sono piuttosto inconsueti, sfumati dal rosa carne al verde, con ombreggiature marrone rossastro scuro. La variazione delle transizioni cromatiche è notevole. E sebbene lo stile del drappeggio sia legato nella sua precisa simmetria alla Bibbia di Calci, molte delle raffinate schematizzazioni della Bibbia sono qui assenti. Tutavia, lo stile figurativo del Salterio è probabilmente più vicino a quello della Bibbia di Calci che a qualunque altro; è diverso da quello che si trova a Firenze, e potrebbe essere certamente di Volterra, specialmente se le illustrazioni della Bibbia sono fatte da un volterrano. Inoltre, la Bibbia in cui si può ritrovare lo stesso stile è di Volterra. Ma altri manoscritti certamente volterrani presentano uno stile differente: sembra, ad una valutazione oggettiva, e mediante un processo di eliminazione, che le illustrazioni del Salterio siano più probabilmente pisane che non.
Le iniziali del Salterio non possono in se stesse essere identificate come pisane, perché sono molto diverse da quelle che si ritrovano in altri manoscritti pisani già considerati. Indirettamente aiutano a stabilire una produzione pisana, perché costituiscono un importante elemento che lega il Salterio alla Bibbia di Volterra, e in questa Bibbia vi sono per di più caratteristiche delle iniziali che lambiscono altre iniziali pisane. Questa relazione tra il Salterio e la Bibbia, inoltre, concorda con la scrittura nell'attestare la relativa posteriorità del primo, dal momento che è naturale che le caratteristiche più distintive dello stile diventino più forti con il tempo, e che le reminiscenze dello stile più diffuso diminuiscano gradualmente.
Le iniziali del Salterio sono straordinariamente raffinate. Molte hanno barre d'oro e alcune hanno anche sfondi d'oro. Sono late geometrical nella struttura e nel disegno, ma i motivi di riempimento delle barre sono nuovi e diversi e sono eseguiti in una maniera nuova e differente: sono i riempimenti della barre che caratterizzano in effetti questo nuovo stile. I vari tipi di palmette a tappeto nella cornice del B del Beatus ci danno una buona idea del repertorio dei motivi. Si ritroveranno di nuovo nella Bibbia, accanto ad altri di inchiostro simile. Tutti questi motivi sono eseguiti in una tecnica a corpo pieno, in cui i tocchi di colore sono disegnati dalla pergamena nuda.
Le iniziali più grandi sono notevoli per il fogliame gallicizzante, che arriva alla perfezione nella B del Beatus. Questo fogliame è considerevolmente più gallicizzante di quello della Bibbia di Torino, ed è di un genere speciale che si è visto nella nostra sequenza per la prima volta nel Salterio di Londra, British Museum, Add. 9350, qui attribuito alla regione umbro-romana, e in seguito in altri manoscritti fiorentini. Qualcosa di simile si vedrà nella Bibbia di Volterra.
In sostanza, le indicazioni pisane nel Salterio hanno molto più peso di tutte le altre. Ma se il Salterio è stato copiato, miniato e illustrato da un pisano, come si spiegano le litanie fiorentine? Si può solo suggerire che il Salterio potrebbe essere in origine stato prodotto da pisani per l'uso fiorentino, e che per ragioni recondite la destinazione sia poi cambiata. Sarebbe anche facile ritenere che il Calendario sia stato in effetti aggiunto, ma solo poco dopo, che sia stato copiato e illustrato dalle stesse mani come il resto del codice, e che lo stesso copista abbia aggiunto il piccolo II romano dopo il nome di s. Paolo nelle litanie.

Nessun commento:

Posta un commento