venerdì 24 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (8c)

(Garrison, Studies II, pp. 220-222)

Che il frammento di un Passionario atlantico nella Biblioteca Capitolare di Lucca, Passionario F, sia stato prodotto per l’uso lucchese è provato dalla sua agiologia. Le illustrazioni sono della stessa mano di quelle dell’Antifonario appena considerato, ed essendo anch’esse relazionabili agli affreschi di S. Ponziano, sono certamente lucchesi. Infatti la parentela tra i due manoscritti è così stretta non solo nelle illustrazioni ma anche nella scrittura e nelle iniziali, che si può ipotizzare che siano stati prodotti nello stesso scriptorium.
Dei tre santi venerati quasi esclusivamente a Lucca il Passionario ha solo s. Edmondo il 20 novembre. Ma l’intero mese di maggio, in cui gli altri due, s. Senesio della leggenda lucchese e s. Teodoro vescovo di Lucca, dovrebbero trovarsi, è perduto. Celebra s. Ilario il 3 novembre nella pura maniera lucchese. Dei santi che suggerirebbero indipendentemente la sua destinazione per l’uso toscano, presenta solo s. Cerbone il 10 ottobre, e s. Miniato il 25. Ma sia il mese di aprile che il mese di settembre, in cui s. Torpete e s. Regolo potrebbero occorrere, sono parimenti perduti. Con la sua paternità toscana non troppo certa, i santi venerati tra i centri toscani solo a Lucca diventano come in altri casi decisivi: sono s. Cassio il 13 ottobre, i ss. Giasone, Mauro e Ilaria il 3 dicembre, e s. Agnello il 14 dicembre. E ancora una volta maggio, in cui s. Marciano e s. Nicandro potrebbero trovarsi, è perduto. Infine, dei santi di maggiore venerazione a Lucca, seppur venerati anche altrove, il Passionario ha s. Martino l’11 novembre, s. Frediano il 18 novembre, e s. Prospero il  5 novembre, tutti gli altri sono invece probabilmente andati perduti con le sezioni del Passionario cadute, e certamente non sono tutti omessi.
Vi sono inoltre indizi aggiuntivi di Lucca nel fatto che alla vita di s. Martino è data particolare importanza nell’illustrazione, con diverse figure invece della consueta figura unica, e nell’ornamentazione con le più grandi e più decorate iniziali del codice, con barre in oro al posto del colore giallo usato per gli altri santi. Questa è forse una prova, anche se non una certezza, che il codice sia stato copiato per la cattedrale di Lucca dedicata a s. Martino.
La scrittura del Passionario è circa allo stesso stadio di sviluppo di quella dell’Antifonario. Ma la s tonda è ovunque un po’ meno frequente e, complementariamente, reminiscenze dei motivi di transizione delle iniziali sono più marcate e meno lineari nell’esecuzione. Questi elementi inducono a datare a qualche anno prima il codice. I filetti delle barre tendono sempre all’arancio, con l’eccezione di quelli in alcuni quaternioni che iniziano da f. 40, e un arancio profondo riempie spesso le aree dietro gli intrecci delle terminazioni. Verde, blu e marrone, quest’ultimo soprattutto comune nelle iniziali lucchesi del tipo, anche se non limitate a questi, sono utilizzati negli sfondi pieni, mentre la suddivisione in una iniziale C del f. 82 è blu su blu. Reminiscenze di grandi lettere all’inizio delle Bibbie atlantiche sono evidenti nella I all’inizio della vita di s. Martino, e particolarmente quelle del maestro della Bibbia di Avila. Questo conferma la datazione al terzo quarto del secolo.
Il Passionario dovrebbe essere così posto nello stesso periodo generale dell’Antifonario, ma deve essere specificato che dei due è probabile che sia leggermente anteriore.
Estremamente vicino al precedente Passionario e all’Antifonario, specialmente nello stile delle illustrazioni, è l’Omeliario atlantico della Biblioteca Laurenziana Plut. 17.42. L’Omeliario appartiene al piccolo gruppo che presenta la nota di possesso del XII secolo qui letta come ecclesie gradensis. La sua attribuzione a Lucca è tuttavia certa, poiché le illustrazioni sono di fatto di una mano più esperta di quella degli altri due codici e sono simili nei tratti essenziali, che potrebbero essere facilmente considerati come l’opera di un unico illustratore ad un momento più tardo della sua carriera. Che l’Omeliario sia un po’ più tardo è confermato dalla scrittura, che appartiene distintamente ad una nuova fase della riforma. Presenta in generale una maggiore solidità, e un ispessimento considerevole dei tratti; presenta inoltre un uso ancora più frequente della s tonda a fine di parola, anche se all’interno della riga non ha completamente soppiantato la s diritta. Le iniziali sono inoltre tutte del pieno tipo late geometrical, senza alcun retaggio anteriore, e attestano la relativa posteriorità del codice. L’Omeliario può meglio essere datato nel pieno quarto di secolo, un po’ più tardi rispetto ai due manoscritti precedenti.
La parte illustrata dell’Omeliario atlantico della Biblioteca Capitolare di Lucca, cod. 87, appartiene allo stesso stile provinciale dei tre codici precedenti, ma molto probabilmente è di uno scriptorium diverso. Può essere attribuito a Lucca solo sulla base delle illustrazioni, ma c’è un dettaglio nell’agiologia che lo conferma: accanto alle omelie che celebrano le maggiori feste canoniche e i santi, ne contiene solo altre due, per s. Martino e s. Frediano, che non sarebbero inclusi in altri codici in quest’ordine gerarchico. Si tratta dei due santi più venerati a Lucca, e sebbene non siano un indizio certo, poiché occorrono allo stesso modo in un altro Omeliario di S. Pietro a Grado, Plut. 18.24, che abbiamo considerato sulla base di altri indizi più probabilmente fiorentino, preso in relazione con le illustrazioni lucchesi, potrebbero avvalorare l’attribuzione a Lucca.
La scrittura è avanzata come nel precedente Omeliario, la s tonda è quasi costante a fine riga e molto frequente a fine parola. Le iniziali, come le illustrazioni, pur assomigliando a quelle dei tre codici appena considerati, presentano differenze nei dettagli e nei colori. Da notare è l’uso di un verde molto più scuro di quello che si trova negli altri, e di un lacca scuro, altrove assente. L’Omeliario è tuttavia all’incirca contemporaneo ai codici precedenti.

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