mercoledì 8 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (4c)

(Garrison, Studies II, pp. 58-60)

Strettamente legato nello stile figurativo ai codici del maestro del Sacramentario Morgan è un Messale proveniente da Camaldoli, ora nella Biblioteca Laurenziana come Conv. Soppr. 292. L’ipotesi che questo codice sia stato prodotto nella regione fiorentina è ancora più forte di quanto non fosse per le due opere precedenti, non solo per le iniziali e la scrittura, come negli altri due codici, presumibilmente fiorentini, ma anche perché ci sono indicazioni convincenti nel suo programma agiologico che sia stato confezionato per l’uso fiorentino. Si tratta invero di uno strumento effettivo per legare a Firenze tutto il gruppo.
Il Messale contiene i formulari per tre dei quattro santi che indicano la Toscana: s. Regolo il 1° settembre, s. Cerbone il 10 ottobre, s. Miniato il 25 ottobre. Ma contiene in aggiunta il formulario per s. Romolo, vescovo di Fiesole, il 2 luglio, raro, semmai ricorre, in codici non fiorentini.
Il Messale è stato copiato da diversi monaci, alcuni dei quali erano, come quelli che copiarono i due codici illustrati dal maestro del Sacramentario Morgan, formati nella tradizione middle geometrical della regione umbro-romana e fiorentina. Ma altri scrivevano nella maniera di transizione nata nella prima regione, e copiata più frequentemente nella Toscana occidentale. Anche se la scrittura deve essere considerata meno definita nell’indicazione del luogo di origine rispetto ai due codici precedenti, non c’è nessun indizio contro il ritenere che monaci dalla Toscana occidentale fossero presenti in un centro fiorentino. La s tonda è frequente a fine riga, ma è rara altrove, dettaglio che consiglia di non datare troppo tardi il codice.
Le iniziali, in generale, sono late geometrical di disegno normale. Ma alcune di esse mostrano intrecci early geometrical di raffinata esecuzione in alcuni scomparti delle barre, una caratteristica di sopravvivenza, comune a Firenze. La mandorla della Maiestas all’inizio del Te igitur al f. 94v è riempita con la rosetta nell’interpretazione di transizione fiorentina, ma in una verisone così sottile e lineare che deve essere chiamata late geometrical.
La Maiestas è l’illustrazione più importante del codice; diverse figure piccole a mezza altezza sono disegnate così male che è difficile giudicarne lo stile. La figura di Cristo e l’angelo simbolo di s. Matteo, anche se in qualche modo più plastici sia nelle caratteristiche facciali sia nelle pieghe del drappeggio, sono chiaramente della stessa tradizione delle figure del maestro del Sacramentario Morgan, e mostra molti dei suoi dettagli morfologici. Inoltre, iconograficamente Cristo è quasi una replica esatta del Cristo del maestro: ma questa illustrazione può essere assegnata, grazie agli indizi agiologici, alla regione fiorentina con più sicurezza dell’altra.
Tutto ciò è una prova del fatto che il Messale è stato copiato, miniato e illustrato in uno scriptorium fiorentino pochi anni dopo la metà del secolo. L’identità dello scriptorium rimane tuttavia incerta: si può azzardare, alla luce della sua provenienza da Camaldoli, di postulare la presenza di uno scriptorium in quel luogo. Inoltre, storicamente parlando, è molto probabile che ce ne fosse uno: ma manca una conoscenza indipendente di esso, e la sola provenienza non è motivo sufficiente di attribuzione.
Molto vicino al maestro del Sacramentario Morgan, e particolarmente legato a questo nella scrittura, nelle iniziali e nello stile figurativo al s. Agostino, è anche un Passionario atlantico della Collezione Strozzi della Biblioteca Laurenziana, Strozzi 2.
Nella sua agiologia contiene prove anche più forti del Messale di Camaldoli del fatto che è stato prodotto per l'uso fiorentino: celebra non solo due dei santi indicativi della Toscana, S. Cerbone e S. Miniato, e s. Romolo il 25 maggio, ma anche s. Donato, vescovo di Fiesole, il 22 ottobre, che non è venerato in special modo, per quanto sappiamo, in nessun altro luogo. Presenta la tipica confusione fiorentina tra s. Gaudenzio, vescovo di Novara, la cui festa cade il 22 gennaio, e s. Gaudenzio, prete e abate di Fiesole, celebrato il 26 novembre. Prove che la chiesa o il monastero per il quale è stato copiato il Passionario era dedicata a s. Leonardo risiedono nel fatto che l'illustrazione più importante è posta all'inizio della passione del santo, il 6 novembre (f. 133). Questa illustrazione raffigura Cristo in trono tra s. Leonardo (a destra) e un diacono santo, probabilmente s. Lorenzo. Al di sopra c'è una iscrizione in minio:
emptus est hic a me qui nomine nominor ade
ad laudem Christi mediatoris crucifixi
et pariter sancti confessoris Leonardi
Alla luce del fatto che questa iscrizione è parte dell'opera originale, integrale al codice, emptus deve essere interpretato come 'ordinato e pagato da', e il personaggio deve essere considerato il committente e il donatore. Diverse chiese e monasteri nella regione fiorentina erano dedicati a s. Leonardo: probabilmente il più importante era il monastero benedettino di s. Leonardo de Acuto, a sud, nella diocesi di Arezzo. Ma in mancanza di ulteriori indizi, sarebbe azzardato speculare sull'identità dell'istituzione donante.
Alcune delle mani che hanno vergato il Passionario sono le stesse che hanno copiato il s. Agostino: utilizzano lo stesso tipo di scrittura middle geometrical. Ma ad argomentare sulla relativa recenziorità del Passionario è il fatto che altre mani, sebbene usino un tipo simile, hanno un ductus molto più pesante e l'incidenza della s tonda è considerevolmente maggiore.
A propendere per la relativa posteriorità sono anche le iniziali, poiché i motivi early geometrical sono quasi del tutto assenti. Ma non vengono meno a quanto evidenziato dalla scrittura, e cioè che i due codici sono stati prodotti nello stesso scriptorium. Molte iniziali di transizione sono identiche a quelle del s. Agostino - ancora con i riempimenti delle barre a nodo allunagato, alcuni divisi in sezioni di vari colori - vi sono iniziali late geometrical, alcune con riempimenti della barra in rosso, come nel s. Agostino, in cui le barre vuote sono riempite con tocchi sfumati di rosso e verde. Molte delle iniziali nei due codici sono infatti molto simili tanto che potrebbero ben essere state eseguite da un unico miniatore.
Il Passionario può essere meglio datato non troppo addentro al terzo quarto del secolo.

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