martedì 7 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (4b)

(Garrison, Studies II, pp. 56-58)

Il maestro del Sacramentario Morgan e i codici della stessa famiglia. Due manoscritti della metà del XII secolo o poco dopo possono essere riconosciuti per essere stati illustrati da una sola mano, un Sacramentario della Morgan Library, cod. 737, e un Commentario di s. Agostino sul vangelo di Giovanni, un tempo alla chiesa di S. Croce a Firenze, ora alla Laurenziana come Plut. 16, destra 5. Il Maestro responsabile delle illustrazioni in questi due codici è stato qui chiamato il maestro del Sacramentario Morgan, perché le sue illustrazioni più pregnanti occorrono in questo codice. La scrittura in entrambi i codici è così simile che indica uno stesso scriptorium. Inoltre, il tipo è identificabile come fiorentino. Le iniziali di entrambi i codici sono, come è evidente, certamente fiorentine. Sembra probabile che lo scriptorium fosse fiorentino, e che anche le illustrazioni siano fiorentine. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che diversi altri manoscritti che presentano iniziali simili e illustrazioni simili, e in parte la stessa scrittura, costituiscono la prova, dalla loro agiologia, di essere stati prodotti per l’uso fiorentino, e dall’ulteriore fatto che lo stile figurativo in tutti questi codici è in relazione a quello di altri manoscritti contemporanei che sono fiorentini.
Il Sacramentario Morgan contiene un elemento che potrebbe a prima vista propendere contro il fiorentinismo: un calendario che forma il primo fascicolo e che è certamente pisano. Questo calendario è ora incompleto, il primo foglio del fascicolo, che contiene gennaio e febbraio, è andato perduto. Il fascicolo termina su f. 7v, mentre il calendario termina al f. 5v. A coprire i ff. 6 e 7 vi sono alcune messe per la dedicazione della chiesa del SS. Salvatore (S. Giovanni Laterano) datata il 9 novembre, e per s. Teodoro, non datata ma probabilmente intesa allo stesso giorno, vergata dalla stessa mano del calendario, accanto ad altre note vergate in altri tempi. Il calendario offre ampie indicazioni di Pisa: celebra prima di tutto i quattro santi della tetrade toscana, s. Torpete il 29 aprile, s. Regolo il 1° settembre, s. Cerbone il 10 ottobre, s. Miniato il 25 ottobre. Celebra, in aggiunta, certi santi che in Toscana sono evidenti riferimenti a Pisa: ss. Efisio e Potito, entrambi dedicatari di un altare al 6 giugno e della commemorazione il 13 novembre; s. Raniero il 17 giugno; s. Russore (o Lussore) il 21 agosto. Inoltre, il 26 settembre c’è un’aggiunta originale: dedicatio maioris ecclesie s. Marie, che si riferisce certamente alla cattedrale di Pisa, poiché questa chiesa è nota da fonti indipendenti per essere stata dedicata da papa Gelasio II in quella data del 1118. Aggiunte apposte nel calendario ci assicurano inoltre che il Sacramentario si trovava ancora a Pisa nel XIII secolo. Al f. 4, in una mano probabilmente del XIII secolo, leggiamo: obiit Alpisiane relicte Benvenuti notarii qui donavit huic eccle... stariora quinque terre quod est in villa de Cornathano. Questa città è probabilmente Cornazzano nella valle inferiore del Serchio, sulla strada da Pisa a Ripafratta ora distrutta ad eccezione di una sola torre, oppure Cornazzano nella parte pisana della valle dell’Arno, vicino a Calcinaia. Al f. 5 c’è una nota obituaria per Donna Aldebrandesca, con l’anno 1297, certamente di famiglia pisana, mentre al f. 6v c’è una nota relativa alla chiesa di S. Salvatore a Ponte, a Pisa.
Ma questo calendario insieme alle messe che seguono forma, come è stato detto, un fascicolo separato, in origine un quaternione completo. La scrittura del calendario e delle messe è certamente successiva di quella del corpo del Sacramentario - più pesante nel ductus e con una tendenza incipiente alla goticizzazione. Si tratta di una aggiunta, certamente scritta almeno 20 anni dopo il codice. Ci informa del fatto che il Sacramentario fu portato a Pisa non molto dopo il suo completamento, e la nota aggiunta relativa a S. Salvatore a Ponte insieme alle messe per la chiesa omonima di Roma - nella stessa mano del calendario, da notare - suggeriscono che si sia trovato almeno una volta al S. Salvatore pisano. Ma non dice nulla sul luogo in cui fu prodotto il Sacramentario: cosa che è demandata ad altri indizi propri di Firenze.
La scrittura nel Sacramentario è tutta della riforma, di quel tipo in qualche modo sottile che compare nei manoscritti middle geometrical della regione umbro-romana e quasi subito dopo a Firenze. Come è stato detto, il codice è, alla luce del contesto complessivo degli indizi, più probabilmente fiorentino. La s diritta è superata ampiamente dalla s tonda a fine riga. La scrittura propende per datare il Sacramentario poco dopo la metà del secolo.
Le iniziali concordano con questa datazione: per la maggior parte sono ancora geometriche di transizione, molte con i tipici riempimenti delle barre a nodo allungato. Due delle iniziali più elaborate, VD del Vere Dignum e la T del Te Igitur, mostrano la sopravvivenza di elementi early geometrical, soprattutto i riempimenti delle barre ad intreccio rosso e blu. Tuttavia, appaiono numerose iniziali late geometrical in versioni quasi primitive, con i riempimenti delle barre lineari di inchiostro rosso e blu. E anche le elaborate VD e T sono poste contro sfondi late geometrical, la prima in sfondo decorato. Tutte le iniziali, ad eccezione di queste due, sono estremamente piccole. la combinazione di stili pone il Sacramentario abbastanza presto nella sequenza dello stile late geometrical, vale a dire alla metà del secolo o poco oltre, con la probabilità considerevolmente più forte che sia stato prodotto pochi anni dopo il 1150.
Il fiorentinismo in queste iniziali è chiaro. Nel nodo allungato di transizione, la divisione degli spazi in sezioni di vari colori è tipica di Firenze nel secondo quarto del secolo. E molte delle I sono terminanti in alto con capitello elaborato già trovato spesso a Firenze. Inoltre, in diversi codici fiorentini anteriori, vi sono iniziali a barra piena in cui le barre sono riempite con tocchi sfumati di rosso e verde.
Il s. Agostino di S. Croce deve essere circa contemporaneo del Sacramentario.
La scrittura è molto simile: è dello stesso tipo sottile, middle geometrical, di Roma e Firenze, anche se è leggermente più pesante nel ductus. Anche le iniziali sono simili a quelle nel Sacramentario, anche se sono più fortemente fiorentine. Qui, solo una grande iniziale, la I del f. 1, presenta elementi early geometrical, e presenta inoltre una struttura che si avvicina strettamente a quella late geometrical, con barre riempite di intrecci eseguiti, come nel Sacramentario, solo in rosso e blu. Come nel Sacramentario, la maggior parte delle iniziali è del tipo di transizione, con riempimenti a nodo allungato che mostra la peculiarità fiorentina di avere gli spazi tra i nodi divisi in aree rosso, blu e lacca. Ma come nel Sacramentario, appaiono numerose iniziali late geometrical - qui alcuni riempimenti della barre sono, inusualmente, eseguiti interamente a penna rossa. Sfondi squadrati, quadripartiti dai colori, sono ovunque, anche dietro le iniziali di transizione, e molto del fogliame di riempimento, anche nella transizione, è completamente sviluppato nella maniera 'ultima'. Il codice mostra inoltre lo stesso tipo speciale fiorentino di iniziali come nel Sacramentario, in cui le barre piene sono riempite con singoli colori sfumati, sia arancio sfumato al rosso o verde chiaro sfumato allo scuro, o entrambi. Da notare è la ripetizione della I di un disegno che si incontrerà ancora a Firenze, e solo lì.
Le iniziali nel s. Agostino sono leggermente più elaborate di quelle del Sacramentario. L’interesse decorativo del codice è ulteriormente accentuato da numerose iniziali zoomorfe di notevole bellezza, soprattutto uccelli e pesci. Sono di un carattere che rimarrà tipico per tutto il periodo del late geometrical.
Il s. Agostino è sicuramente da assegnare nello stesso periodo generale del Sacramentario.

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