venerdì 10 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (4e)

(Garrison, Studies II, pp. 64-68)

Altri manoscritti fiorentini. Diversi altri manoscritti, anche se non in relazione con quelli del gruppo ora descritto, possono, per un motivo o per l'altro, essere attribuiti a Firenze.
Un codice abbastanza inaccurato del secolo è un Epistolario di s. Gregorio, proveniente dalla chiesa di S. Marco a Firenze, ora alla Biblioteca Laurenziana come S. Marco 556, che contiene accanto a numerose iniziali alcune figure a mezza altezza rozzamente eseguite. La scrittura è del tipo middle geometrical, dal ductus un poco pesante - indicazione forse di relativa recenziorità. Le iniziali presentano la tipica combinazione fiorentina di motivi early geometrical, di transizione e late: tra i primi è da notare un intreccio rozzamente eseguito ma tuttavia in una maniera late geometrical. Fiorentini sono anche dettagli come l'intreccio a mezza barra che ricorre diverse volte. Gli sfondi squadrati con decorazione, come anche diverse iniziali late geometrical completamente sviluppate, aiutano a collocare il manoscritto nel terzo quarto del secolo.
Un Omeliario atlantico nella Laurenziana, Plut. 17.40, a giudicare dalla scrittura e dalle iniziali, è certamente toscano. Anche se non contiene il Santorale e indizi agiologici del luogo di produzione, le affinità di alcune delle sue iniziali con altre della regione fiorentina, e il fatto che nulla indica al di fuori della regione, contribuiscono a supportare l'ipotesi fiorentina. Tuttavia, alcuni dettagli nella scrittura, le iniziali e lo stile delle illustrazioni indicano la produzione in un luogo relativamente isolato.
La scrittura riformata è di diverse mani. Almeno una mano utilizza una scrittura del tipo middle geometrical che predomina in gran parte dei codici considerati, ma altre mani usano una scrittura più vicina al tipo di transizione nella forma che è comune a Pisa: questa scrittura non si trova normalmente prima della metà del secolo, e se utilizzata altrove deve essere posticipata di qualche anno.
Il codice è suddiviso da cambiamenti nello stile delle iniziali in quattro parti. Le iniziali dei primi cinque quaternioni mostrano la stessa forma con altre iniziali fiorentine. Nella grande P del f. 1, con filetti d'oro, alcuni intrecci early geometrical sono impiegati come riempimento delle barre - l'unica reminiscenza di motivi antichi nel codice - accanto ad altri riempimenti che sono late geometrical. Tutte le altre iniziali sono completamente late geometrical, con filetti arancio scuro e sfondi squadrati. Molti dei racemi sono di tipo altamente lavorato già mezionato diverse volte. Dal f. 41 in avanti, molti quaternioni contengono decorazioni elaborate, e gli ultimi tre fascicoli, dal f. 269 alla fine, si presenta identico. Queste decorazioni richiamano in qualche modo le iniziali gallicizzanti del secondo quarto del secolo a Lucca. Un altro dettaglio da considerare forse come segno di una possibile influenza lucchese è una M al f. 282 composta da due uccelli che bevono da un calice, un motivo preminente a Lucca nella prima metà del secolo, anche se si vedrà successivamente anche a Firenze. Infine, dal f. 96 al 268, le iniziali sono late geometrical di un disegno speciale, e in particolare di un colore molto speciale: i più utilizzati sono blu chiaro e verde quasi nero assieme a molto marrone. Tuttavia, il motivo a nodo radiante come riempimento delle barre incontrato in altri codici fiorentini è qui preminente. I riempimenti in questa parte sono abbastanza elaborati e variati, e mostrano una notevole deviazione dalla norma. Questa parte contiene la maggioranza delle illustrazioni, i busti di molti santi, anch'essi diversi dall'ordinario nell’aspetto.
Tutti questi indizi sembrano suggerire un'opera provinciale del pieno terzo quarto del secolo.
Due Passionari possono ragionevolmente essere assegnati a Firenze sulla base dell'agiologia.
Il più antico dei due, da indizi interni, è un codice atlantico non illustrato proveniente dalla Cattedrale di Firenze che si trova alla Biblioteca Laurenziana come Edili 132. Accanto a due indicazioni toscane, S. Miniato e S. Cerbone, si celebra s. Romolo, indicazione di Firenze. S. Donato (dei ss. Donato e Ilariano) che fu vescovo di Arezzo ed è sepolto lì (7 agosto) è celebrato, abbastanza inusualmente, con due passioni. Inoltre, si verifica la consueta confusione fiorentina tra s. Gaudenzio di Novara (22 gennaio) e s. Gaudenzio prete e abate di Fiesole (26 novembre). La scrittura riformata appartiene per la maggior parte al tipo middle geometrical. Ma molte delle mani qui presentano un non plus ultra in una sua pesante interpretazione - in qualche modo un segno di posteriorità. La s tonda è frequente a fine riga, e occorre qua e là a fine parola all'interno della riga, ma meno frequentemente di quanto non ci si aspetti dal ductus pesante. Tutte queste scritture sono la norma all'interno del terzo quarto del secolo.
Le iniziali late geometrical, che sono completamente sviluppate per certi versi, sono limitate a due fascicoli, ff. 34-42 e 113-118. In tutti gli altri luoghi vi sono iniziali di una speciale varietà che non si incontra altrove, in apparenza un esperimento, e molte eleganti iniziali del nuovo tipo calligrafico che sostituiscono quelle a barra piena, tutte rosse, rosse e nere, rosso e blu, rosso e verde chiaro.
Il Passionario dovrebbe essere databile ben addentro il terzo quarto del secolo.
Il secondo Passionario, Plut. 20.2, è di poco posteriore. Il suo programma di santi comprende celebrazioni per s. Zenobio e s. Romolo, indicazioni fiorentine, in aggiunta al toscano s. Miniato, che godeva di particolare importanza a Firenze. Ma presenta anche la ripetuta confusione fiorentina tra i due san Gaudenzio; quello che è strano è che mostra un secondo esempio di una simile confusione, celebrando s. Eugenio, che era diacono a Firenze, sotto s. Zenobio nel suo giorno proprio, il 17 novembre, con una passione di s. Eugenio, vescovo di Cartagine, la cui festa in realtà cade il 13 o il 14 luglio.
Le scritture sono simili a quelle del precedente Passionario, appartengono cioè all'ambito umbro-romano-fiorentino middle geometrical, pieno e pesante nel ductus. La s tonda è invariabilmente la norma a fine riga e molto frequente a fine parola. La scrittura deve essere considerata del tardo terzo quarto del secolo - il passo successivo è costituito dalla gotica.
Le iniziali evidenziano ciò che in conseguenza può essere considerato come una inusuale continuazione di una maniera precedente: intrecci early geometrical usati come riempimenti delle barre qua e là, come nella P del f. 1 e nella D del f. 169v. La grande maggioranza delle iniziali è tuttavia puramente late geometrical, con poche reminiscenze di transizione. Il riempimento a nodo radiante delle barre di altri codici fiorentini è qui ovunque, anche in scomparti stretti; tuttavia vi sono, nel fogliame degli interstizi, alcune tracce qua e là della tecnica altamente lavorata incontrata tanto spesso a Firenze. E vi sono pochissimi epigoni dello stile a barra piena, con le barre in giallo. Queste caratteristiche devono essere considerate di ritardo al tempo in cui il codice, a giudicare dalla scrittura, deve essere stato prodotto, che è la fine del terzo quarto del secolo.
Del tardo terzo quarto e molto probabilmente fiorentino è anche un Vangelo di Luca con glossa, Vaticano Ross. 155. Attribuzioni a Firenze si basano sul carattere della scrittura, e più certamente sul carattere delle sue due iniziali e della singola illustrazione. La scrittura, evidentemente di una sola mano, è stranamente accurata: oscilla tra il tipo sottile umbro-romano-fiorentino della riforma e il più solido tipo lucchese. La s tonda è quasi costante ovunque a fine parola. Due iniziali sono late geometrical, una delle quali presenta un riempimento delle barre a ovolo, che si ritrova frequentemente nel Salterio devozionale di S. Michele a Marturi, mentre l'altra mostra il nodo radiante ritrovato in diversi codici fiorentini. La figura a mezza latezza, probabilmente s. Luca, chiaramente appartiene alla tradizione fiorentina, poiché si ritrova nei manoscritti dell'inizio del terzo quarto del secolo.

3. Un manoscritto toscano.
Infine dobbiamo considerare un Lezionario non illustrato della Biblioteca Laurenziana, Plut. 17.39. Anche se a prima vista sembra appartenere ai manoscritti fiorentini già considerati, le sue iniziali provano, dopo attento esame, di non avere nessun punto di contatto con le loro iniziali. Che sia toscano sembra abbastanza probabile. Le sue grandi inziali di apertura sono notevoli per le caratteristiche inconsuete dei riempimenti delle barre fortemente middle geometrical. Questo potrebbe collocare il codice nella regione aretina, o poco sopra il confine dell'Umbria settentrionale, come la Bibbia di Fonte Avellana, il frammento di Bibbia del Fondo Nazionale di Firenze, o il poco più tardo Omeliario Mugellano (Mugel. 14). Ma dal momento che i dettagli delle iniziali sono diversi da questi, sembra più appropriato chiamarlo toscano con influenze umbro-romane. Può essere datato nel pieno terzo quarto del XII secolo.

Altre Bibbie atlantiche
Dalla stampa del volume I di questi Studies sono venute alla luce diverse Bibbie atlantiche che saranno trattate nel secondo volume: se si tratta di codici tardi, nella loro sequenza cronologica, se si tratta di codici più antichi in un supplemento (saggio VII). Sono: 1) Volterra, Guarnacciana, cod. LXI 8.7 (1); Roma, Alessandrina, cod. 1; Napoli, Nazionale, VI.AA.20; Roma, Angelica cod. T.1.9 (1272); cod. T.1.10 (1273); cod. T.1.11 (1274); Firenze, Nazionale, Magl. Cl. XL.1; Padova, Capitolare; Klagenfurth, Rudolfinium; Holkham Hall, Earl of Leichester Coll., MS 6.

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