martedì 28 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (9a)

8. La regione pistoiese
(Garrison, Studies III, pp. 33-35)

Osservazioni simili a quelle già fatte per il secondo centro toscano, Volterra, possono essere applicate ad un altro centro, Pistoia.
Pistoia come Volterra era politicamente indipendente nel XII secolo ed era la sede di un vescovo di una certa importanza. Il Capitolo della Cattedrale, con s. Zenone come patrono, era organizzato sotto una regola canonica. Divenne particolarmente ricco e potente già dall’XI secolo, e mantenne questa posizione anche in seguito, anche ai tempi in cui il vescovado pistoiese fu ridotto in povertà; continuò a godere del supporto del popolo anche quando il vescovo giunse allo sfavore popolare. Una scuola capitolare esisteva già, anche se sembra non essere diventata di particolare importanza fino al XIII secolo. Numerosi insediamenti monastici fiorirono naturalmente nella città così come nel territorio circostante. Tra i più potenti della città c’era S. Bartolomeo, e dopo l’allargamento del perimetro delle mura, S. Michele Arcangelo in Forcole, sottoposto ai Vallombrosani dal 1084. Nella regione nord-occidentale, nelle colline, c’era S. Salvatore in Fonte Taona, anch’esso vallombrosano dal 1040. Questi sono i monasteri che con ogni probabilità hanno mantenuto gli scriptoria; questo è certo anche se mancano specifiche informazioni.
Un fattore notevole nella vita pistoiese fu il dominio dei vallombrosani. Non solo erano in possesso dei due monasteri più influenti ora menzionati, ma fornirono alla diocesi una successione di vescovi. Pietro, che tenne il seggio dal 1087 al 1104-7, era stato monaco vallombrosano. Ildebrando, che lo tenne dal 1104-7 al 1133, era stato un monaco dell’Ordine e abate di S. Michele in Forcole. Più attivo per quello che ci riguarda immediatamente fu Atto, in seguito beatificato, che tenne il seggio dal 1133 al 1153, precisamente al tempo in cui, secondo quello che risulta attualmente, la produzione dei manoscritti nella regione raggiunse proporzioni notevoli. Fu monaco a Vallombrosa e divenne ottavo abate generale dell’Ordine. Fu seguito, è vero, da due non vallombrosiani, Traccia o Traziano (1153-67) favorito dall’imperatore Federico, e Rainaldo (1167-89); ma nel 1189 un abate vallombrosiano, Buono, ascese di nuovo al trono espiscopale.
Durante il XII secolo, la città crebbe in ricchezza e potenza. Già dal 1125 entrarono in vigore leggi sontuose. Era il periodo dell’ascesa del forte governo comunale, a spese sia del vescovo che del signore feudale. La lotta tra le parti si fece particolarmente violenta sotto il vescovo Atto, che si attivò per trovare espedienti inclusa una generale riforma della vita religiosa della diocesi, per arrestare il flusso delle confische e dell’empietà. Anche se alla fine i suoi sforzi si rivelarono vani, è probabile che provocarono una sorta di temporanea fioritura. Nel 1134 ricevette Innocenzo II con grande sfarzo. Nel 1140 ottenne da Compostela alcune reliquie di S. Giacomo, patrono della città, fece erigere una sontuosa cappella per contenerle e la dedicò nel 1145. Seguirono la ricostruzione delle chiese e dei monasteri: la cattedrale, S. Bartolomeo (1159), S. Giovanni Forcivitas e molte altre. Gli scultori furono attivi per la loro decorazione - testimoni sono gli architravi del portale di S. Andrea (1166), S. Bartolomeo (1167) e S. Giovanni (poco più tardi), così come i rivestimenti marmorei di S. Andrea e di S. Giovanni.
Allo stesso tempo Pistoia, come Volterra, era in contatto con le potenti vicinanze, e per alcuni aspetti culturali e religiosi era dominata da questi, come Lucca, Firenze e in maniera minore Pisa, con ciascuno dei quali era alternativamente in guerra o alleata. Da un lato il vescovado mantenne, a dispetto degli sporadici conflitti politici, relazioni particolarmente strette con il vescovado lucchese. Lo stile di datazione lucchese fu utilizzato in molti documenti pistoiesi del periodo e solo la moneta lucchese era in corso a Pistoia. Dall’altra parte, l’importanza dei vallombrosani nella regione preparò il terreno, anche riguardo alle vicende politiche, all’avvento dell’influenza fiorentina.
Così è probabile che sotto queste circostanze l’agiologia pistoiese come anche la scrittura, le iniziali e le illustrazioni nei manoscritti prodotti nella regione, fosse sotto l’influenza lucchese e fiorentina, e forse anche pisana. Questo è provato: santi lucchesi e fiorentini compaiono entrambi nei manoscritti agiografici della regione, e in due casi santi pisani. La scrittura pistoiese è legata sia a quella fiorentina che a quella lucchese. Le iniziali in molti codici pistoiesi mostrano caratteristiche sia lucchesi che fiorentine, mentre alcune sono praticamente indistinguibili dalle iniziali lucchesi, altre da quelle fiorentine. Il principale illustratore pistoiese ora conosciuto, qui chiamato il Maestro della prima Bibbia casanatense, risente delle influenze lucchesi.
Una caratterizzazione positiva dei manoscritti pistoiesi è stato illustrato un po’ alla volta in questi Studies, perché la loro conoscenza è stata acquisita incidentalmente accanto alla conoscenza delle maggiori scuola dell’Italia centrale. Ora tuttavia un maggiore materiale corroborativo è stato raccolto, tanto da permettere una visione comprensiva in relazione agli stili regionali delle iniziali. Particolarmente illuminante è stata la scoperta di un gran numero di manoscritti del tardo XI secolo o del XII, che contengono iniziali, nell’Archivio Capitolare di Pistoia, alcuni dei quali portano indizi di essere stati lì dall’inizio, e alcuni di essi sono riconoscibili negli inventari del XIII e del XIV secolo.
Si conosce abbastanza oggi dei manoscritti di Pistoia, sull’origine pistoiese di altri, e sull’agiologia pistoiese, sulla scrittura, le iniziali e le illustrazioni, per avanzare l’ipotesi e la descrizione di una scuola locale.
I codici precedentemente considerati in questi Studies che sono dimostrati essere pistoiesi sono:
1 & 2. Roma, Casanatense, codd. 718-719, un Passionario atlantico in due volumi miniato ma non illustrato, qui datato al secondo quarto del XII secolo, il primo volume leggermente posteriore al secondo.
3 & 4. Roma, Casanatense, codd. 720-721, una Bibbia atlantica illustrata in due volumi, qui datata al tardo secondo quarto.
5. Prato, Roncioniana, Q.VIII.2, un Omeliario atlantico illustrato, qui datato all’inizio del terzo quarto.
6. Roma, Casanatense, cod. 716, seconda parte di un Omeliario atlantico illustrato, copia del precedente, qui datato al terzo quarto.
7. Roma, Casanatense, cod. 717, la prima parte, apparentemente, del precedente Omeliario, con iniziali e illustrazioni di stile diverso, qui datato all’inizio del terzo quarto.         
8. Paris, Nationale, lat. 1845, Commentario sul Vangelo di Matteo di s. Girolamo, con una illustrazione, qui datato all’ultimo quarto.
Questo gruppo è di primaria importanza per ciò che segue, perché include non solo tutti i codici pistoiesi ora conosciuti che sono illustrati, ma anche molti codici importanti per stabilire l’agiologia pistoiese, e quindi per legare il gruppo a Pistoia. A questo possono essere aggiunti due altri codici che sono di uguale importanza per quanto riguarda l’agiologia della città, e che meritano quindi un trattamento analogo:
9. Oxford, Bodleian, Canon. lit. 345, un piccolo Sacramentario pistoiese miniato ma non illustrato, con un Calendario pistoiese, databile al secondo quarto.
10. Pistoia, Arch. capitolare cod. 142, un Omeliario miniato ma non illustrato, con indicazioni pistoiesi nel programma dei sermoni, dell’inizio del terzo quarto.

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