domenica 19 giugno 2011

Lo stile 'late geometrical' (7a)

6. La regione di Volterra.
(Garrison, Studies II, pp. 151-152)

Alcune indicazioni della fioritura di uno scriptorium nel territorio di Volterra risiede, molto probabilmente, nell’impiego di un copista volterrano Alberto, per scrivere e, come abbiamo visto, probabilmente per miniare e illustrare un’importante Bibbia probabilmente prodotta nel monastero pisano dei SS. Vito e Gorgonio, la cosiddetta Bibbia di Calci. Ma sarebbe ragionevole in ogni caso supporre che Volterra, sede di un vescovado indipendente e nel XII secolo del tutto indipendente, con i suoi territori sottoposti, incluso S. Gimignano, che seppur nolente vi era sottomesso, abbia prodotto manoscritti e che questi debbano essere, nella natura degli elementi, differenti da quelli di altri centri. C’erano altri monasteri fiorenti nella zona, dei quali i più importanti, citati molte volte in documenti dei secoli XI e XII, erano quello dei SS. Giusto e Clemente, appena fuori della città, fondato nel 1030 dai benedettini, donato ai cassinesi nel 1084 ma tornato ai camaldolesi nel 1113, e di S. Pietro di Monteverdi, un po’ più lontano, fondato anche prima, forse nel 983, che passò ai vallombrosani nel 1050. Questi sono quelli che con ogni probabilità hanno mantenuto gli scriptoria.
Allo stesso tempo, è ragionevole supporre che i prodotti volterrani fossero sotto la forte influenza dei centri di maggior potere delle vicinanze, Firenze, Pisa, Lucca e forse anche Siena. Per tutto il XII secolo, la città rimase prevalentemente ghibellina, e aveva contatti particolarmente stretti con Pisa. Con essa firmò un trattato nel 1123, e nel 1125 il vescovo di Volterra, Ruggiero, divenne vescovo di Pisa, mantenendo, fino alla sua morte nel 1131 o 1132, anche la carica a Volterra. E mentre tra il 1159 e il 1161 era alleata con Lucca e Firenze, nell’ultimo anno ristabilì l’alleanza con l’impero; dal 1169 era di nuovo alleata con la ghibellina Pisa e con Siena.   
A priori, il compito di distinguere i manoscritti volterrani da quelli di altri centri menzionati non è dei più facili. Fortunatamente ci sono prove in quattro manoscritti che sono ancora a Volterra e in uno di San Gimignano che potrebbero eventualmente formare la base per delineare i tratti distintivi di una scuola. Questo permette di assegnare alla scuola altri codici ora perduti sotto attribuzioni fiorentine o pisane. Vi sono prove di almeno un tipo distintivo di scrittura - e forse di due tipi - di uno stile di iniziali che mostra un riaffioramento non voluto di elementi pisani e fiorentini, e di uno stile figurativo differente da qualunque altro centro.
La scrittura in tre di questi manoscritti, da quella con reminiscenze caroline nei primi, a quella avanzata della riforma nei più tardi, mostra una leggera tendenza verso l’angolarità, che produce un tipo distinguibile sia dal tipo di transizione, sia dal middle geometrical nella versione umbro-romana, come in quella fiorentina orientale. Denota forse qualche influenza lucchese, e può eventualmente essere definita decisamente come volterrana. Ciò che si può osservare è ciò che è più importante per legare i tre manoscritti insieme. Ma le descrizioni finali e l’utilizzo del tipo devono attendere ulteriori studi. La scrittura negli altri due codici è notevole per una bellezza avventata e disinvolta, in cui la tendenza ad allungare alcune barre curve a terminazione libera, come nella x, per fare in modo che quasi fioriscano, contribuisce non poco. Anche questa è diversa da tutte le altre scritture conosciute, sebbene, come si può arguire, si è sviluppata al di fuori del tipo presente negli altri tre codici.
La caratterizzazione dello stile volterrano è un po’ più difficoltosa. Non siamo certi se senza l’aiuto della presente localizzazione, e della scrittura e dell’illustrazione, sarebbe possibile distinguerlo dallo stile pisano e fiorentino. I manoscritti che lo mostrano più probabilmente sarebbero attribuiti alla zona pisana o fiorentina: infatti gli elementi principali di distinzione volterrana delle iniziali allo stato attuale delle conoscenze è la sopravvivenza di elementi fiorentini e pisani piuttosto che tratti definibili come eminentemente volterrani. Quando si considera la difficoltà di distinguere tra iniziali pisane e fiorentine, si può ottenere qualche idea riguardo al problema: è possibile che uno o l’altro dei manoscritti ora attribuiti a Firenze o a Pisa debba essere eventualmente separato come volterrano.
Le illustrazioni formano una base più solida per la distinzione. Certamente nei due manoscritti illustrati del gruppo da considerare, sono diverse da quelle di Firenze e di Pisa. Le illustrazioni in uno di essi sembrano tuttavia avere poco in comune con quelle dell’altro. Così, rimane da vedere se uno stile volterrano può essere positivamente caratterizzato. Sembra a tutt’oggi certo, in ogni caso, che debba essere costituito di almeno due stili divergenti.

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