mercoledì 1 giugno 2011

Lo stile di transizione in Toscana (1h)

(Garrison, Studies I, pp. 172-174)

Un Passionario atlantico, in due volumi, non illustrato, nella Biblioteca Casanatense di Roma, codd. 718/719, presenta interessanti problemi di attribuzione. Gli elementi agiologici sono stati discussi altrove in questo volume degli Studies, e si suggeriva che mentre il volume II è stato prodotto con ogni probabilità nella regione lucchese, il volume I, completamente diverso nell’aspetto, potrebbe essere stato prodotto là o più probabilmente a Pistoia. Il volume I è in tutti gli aspetti più tardo del volume II. Questi diversi elementi insieme possono meglio accordarsi se si ritiene che i due volumi siano stati in origine portati da Lucca a Pistoia e che il primo volume fosse per qualche ragione stato sostituito dall’attuale volume I.
Questa interpretazione è sostenuta sia dalla scrittura che dalle iniziali.
La scrittura del volume II è molto vicina al tipo lucchese del primo quarto del XII secolo come è stata modificata dalla generale riforma italiana dopo il 1125, anche se mantiene meno del solito l’aspetto antico e sottile. Sarebbe normale assegnarla non molto oltre il secondo quarto del secolo. La scrittura del volume I, d’altra parte, è uno sviluppo diretto e pesante del tipo middle geometrical della regione fiorentina, probabilmente normale alla metà del secolo, o poco più tardi.
Tutte le iniziali del volume II sono disegnate, e in uno stile che se non è lucchese è sotto la forte influenza lucchese, in qualche modo paragonabile, anche se molto più inaccurato nell’esecuzione, alle iniziali del Passionario lucchese del Laterano. Il volume I, d’altro lato, contiene iniziali a colore pieno che sono classificabili come tardo stile di transizione, con accenni al successivo stile middle geometrical. L’iniziale più importante, la P del f. 1, qui illustrata, dimostra pienamente queste caratteristiche. L’esecuzione dei riempimenti della barre possono essere considerati al confine con i riempimenti middle geometrical nella regione umbro-romana, o di tipo di trasizione fiorentino influenzato da questi. Ma i motivi non sono quelli del repertorio umbro-romano: anche se non sono precisamente neppure quelli del repertorio fiorentino, assomigliano a questi e possono essere classificati come toscani. I colori, inusualmente, sono dominati dal verde e dall’arancio piuttosto che dal blu e dal rosso.
Fino ad ulteriori prove, sembra meglio assegnare il volume I alla Toscana, senza una localizzazione più precisa; ma è più probabile che sia pistoiese.Una datazione alla metà del secolo o poco più tardi è la migliore che si possa proporre.
Solo un manoscritto di transizione può essere attualmente attribuito a Siena: è un omeliario atlantico della Biblioteca Comunale della città, cod. F.I.9. Questo omeliario presenta intatti sia il temporale che il santorale: in quest’ultimo, tra le feste maggiori, vi è una celebrazione per s. Gimignano, forse indicazione di una destinazione senese. Sulla carta di guarda anteriore c’è un’aggiunta del XIII secolo di un documento relativo alla Canonica di S. Maria, quasi certamente riferita alla Cattedrale della città, mentre sul verso della seconda carta di guardia sono stati aggiunti una bolla di Gregorio IX, datata 1227, e indirizzata ai vescovi toscani, un decreto di riforma della chiesa senese, in obbedienza ai dettami del vescovo Bonifazio, e un documento del 1231 concernente la costituzione dei vescovi. Queste aggiunte indicano la presenza del manoscritto nella Cattedrale di Siena almeno dal XIII secolo. Inoltre le illustrazioni somigliano a quelle di altri manoscritti attribuibili più o meno certamente a Siena, e le iniziali mostrano particolarità che si incontrano solo in manoscritti di Siena o legati a Siena. Sembra certo, inoltre, che questo manoscritto sia stato prodotto a Siena e miniato e illustrato da un senese.
La scrittura è della riforma e abbastanza avanzata: suggerisce una data alla metà del secolo o poco più tardi, anche se sono necessarie ulteriori indagini sulla scrittura senese per avvalorare questa ipotesi.
Le iniziali sono di transizione ma di una maniera abbastanza inusuale. Un fine disegno dentellato, eseguito in una tecnica simile a quella del middle geometrical umbro-romano, è quasi sempre presente nel riempimento delle barre. Può essere classificato come di transizione toscano, poiché la sua esecuzione è circa allo stesso stadio, verso il late geometrical, dei motivi middle geometrical umbro-romani di carattere avanzato. Altrove, le iniziali somigliano nel disegno a quelle dello stile late geometrical, con sfondi squadrati e riempimenti delle barre lineari, che lasciano una considerevole quantità di pergamena visibile. Ma più certamente indicativa dell’affiliazione è la sopravvivenza all’interno di questi sfondi di una struttura geometrica più antica, e anche di riempimenti delle barre a intrecci early geometrical, come nelle due iniziali illustrate. E il fogliame degli interstizi è spesso, come in queste due iniziali, e in particolare nella H, di un tipo altamente lavorato, già trovati in due codici fiorentini della fine del primo quarto e dell’inizio del secondo quarto di secolo, rispettivamente Laurenziana, Edili 127 e Mugel. 5, così come nel lucchese Passionario P+, databile tra il 1130 e il 1155.
In vista del carattere tardo della scrittura e delle caratteristiche late geometrical nelle iniziali, sembra necessario assegnare il codice all’incirca alla metà del secolo, meglio dopo il 1150 piuttosto che prima.
Estremamente difficile da assegnare in maniera soddisfacente, anche se certamente da classificarsi come di transizione, è una Bibbia atlantica in due volumi largamente illustrata, anche se non troppo abilmente, nella Biblioteca Casanatense, 720/721, di provenienza ignota.
La maggior parte della scrittura, di diverse mani, è vicina nel carattere alla scrittura middle geometrical di Firenze nel fatto che vi sono evidenti reminiscenze della rotondità carolina delle lettere. Una certa sottigliezza richiama, in maniera molto generale, anche la scrittura lucchese del primo quarto del secolo. Ma allo stesso tempo vi sono irregolarità che ricordano la scrittura più antica romana, specialmente un leggero rivolgimento al di sotto delle gambe della m e della n. Molte delle mani usano la s tonda con molta parsimonia, ed esclusivamente a fine riga: solo verso la fine del cod. 720 alcune mani la usano a fine parola, ma raramente. Nel complesso la scrittura presenta un aspetto di ritardo rispetto alle iniziali: ma è impossibile allo stato attuale delle conoscenze avanzare una attibuzione.
Le iniziali geometriche in entrambi i volumi, anche se evidentemente vicine a quelle dei codici umbro-romani e toscani, e in particolare a questi ultimi, sono notevoli per le loro aberrazioni, seppure non sembra questo un carattere che suggerisca un’origine al di fuori dell’Italia centrale: è evidente nella F del Prologo e nella I della Genesi, nella tecnica early geometrical in generale e nell’alta percentuale di motivi early geometrical in combinazione con strutture molto avanzate verso il late geometrical, nell’allargamento e nella decorazione dei filetti delle barre - una caratteristica che non si incontra da nessun’altra parte - nel disegno particolare e nell’esecuzione a corpo pieno dei motivi a nodo allungato, che altrove è di transizione, nelle terminazioni superiori e nei motivi base non ortodossi, e nella natura ritardataria del fogliame degli interstizi, che non è molto diverso dal precedente fogliame lucchese. Da notare inoltre il disegno sottile e derivativo dei riempimenti delle barre nella B del Beatus, e dell’inusuale gallicismo del fogliame degli interstizi. Fogliame di un altro carattere appare in qualche lettera: questa molteplicità è un indizio di produzione in un luogo lontano dai centri di origine degli stili, un luogo in cui diversi modelli potevano essere impiegati indiscriminatamente, senza l’integrazione in uno stile unitario. Da notare inoltre l’enfasi nello sfondo squadrato della B, ripetuto nei due volumi: anche questa caratteristica data il codice molto presto nel quarto di secolo. Si noti infine la I iniziale del vangelo di Giovanni, la strana forma dell’intreccio a mezza barra, motivo che deve essere considerato toscano, poiché è ripetuto spesso nei due volumi, e il carattere molto avanzato del motivo base.
Sarebbe inutile azzardare una precisa interpretazione di queste diverse caratteristiche. Il manoscritto è probabilmente centro italiano, e più probabilmente toscano che non umbro-romano. Ma è anche possibile che sia stato prodotto in qualche monastero periferico sotto l’influenza umbro-romana, o più probabilmente toscana, per esempio nella vicina Emilia. Se è toscano, le regioni fiorentina e lucchese sono i luoghi più probabili; se è sotto l’influenza toscana, queste regioni sono state la fonte di maggiore influenza. Sfortunatamente, le illustrazioni non risolvono il problema, allo stato attuale delle nostre conoscenze: sembrano essere prive di relazione a quelle della maggioranza dei codici umbro-romani. Richiamano, in maniera molto generale, certe rozze illustrazioni lucchesi della metà del secolo: anche questi fattori sembrano indicare la Toscana. A dispetto dell’impossibilità di una attribuzione soddisfacente, la Bibbia può essere classificata, grazie alla scrittura e alle iniziali, come di transizione, e datata nel tardo secondo quarto del XII secolo: fatto che indica un luogo lontano rispetto alla regione umbro-romana, dove sarebbe stato strano trovare così tardi un codice con queste caratteristiche.   
       

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